di Lorenzo Accardi

PERUGIA - Intendo sottoporre agli scritti del PD e ai futuri membri dell’Unione Comunale una mia riflessione sul modo in cui si è deciso di svolgere questo congresso comunale di Città di Castello.
Un partito che in questa città, a ormai tre anni dalla sua nascita, non è ancora riuscito a strutturarsi in maniera solida e compatta, che non ha saputo mai dar vita ad un dibattito e ad una dialettica seri, che non ha mai parlato di politica, demandando ogni decisione e responsabilità esclusivamente all’amministrazione comunale, rinunciando così di fatto al suo ruolo naturale di sede autentica della discussione, del confronto e della elaborazione di idee, di strumento di interfaccia tra i luoghi delle decisioni e la cittadinanza.
Un partito che ha affrontato i due precedenti congressi, di cui l’ultimo poco più di un anno fa, con un unico candidato Segretario ed un unico documento politico, si disse allora “per evitare lacerazioni e dare immagine di unità alla città”, ma di fatto nascondendo soltanto le divisioni e i problemi esistenti, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: le dimissioni dopo pochi mesi del Segretario in carica, la sconfitta alle primarie di coalizione per la scelta del candidato sindaco.

Alla luce di ciò, si auspicava che il nuovo congresso fosse finalmente l’occasione per confrontarsi e per discutere: si è invece sciaguratamente deciso di presentarsi all’appuntamento congressuale nuovamente con un unico documento politico ed un unico candidato alla segreteria. Da qui, la decisione, maturata assieme ad un gruppo di compagni ed amici, anche non tesserati ma comunque partecipi alla vita cittadina, di avanzare la mia candidatura alla segreteria, con un programma serio ed articolato per rilanciare la città e restituire al PD una struttura capace di decidere e discutere realmente. Una scelta fatta con spirito costruttivo, non spinto dalla volontà di dividere, ma di dare un contributo a fare del congresso cittadino un momento di reale confronto di idee e di programmi, per far sì che questo appuntamento fosse il momento di partenza e di spinta propulsiva di una nuova fase politica del PD cittadino.

Ho dovuto con tristezza prendere atto che la mia scelta è stata vista solo come un elemento di disturbo rispetto ai giochi di palazzo, e alla gestione degli equilibri interni tra i vari notabili del partito, che non c’era alcun interesse a discutere di politica ma semplicemente a gestire la spartizione di posti in unione comunale tra le varie correnti del partito: lo dimostra in modo chiaro quello che sta accadendo nei congressi di circolo, dove si sta perpetrando da parte del candidato neosegretario comunale la ormai consueta imposizione di delegati esterni ai circoli stessi, in barba alla sbandierata autonomia dei circoli e del superamento delle correnti, secondo schemi che sinceramente si fa molta fatica a inquadrare nel rinnovamento di cui un giovane dovrebbe farsi alfiere. E che non ci sia alcuna garanzia delle normali regole democratiche, lo dimostra il triplicarsi del numero delle tessere rispetto all’anno scorso: dato talmente eclatante e assurdo, in molti casi addirittura contestato dagli stessi Segretari di Circolo, da rendere il nostro partito oggetto di ironia da parte della pubblica opinione e di inquietudine da parte di chi crede in un partito e lo vede imprigionato in fenomeni che mai sono appartenuti alla nostra collettività e alla nostra tradizione politica.
Per tutte le considerazioni svolte, ho comunicato la mia intenzione di ritirare la candidatura ad un congresso che non ha nulla di politico e di democratico, e non parteciperò in alcun modo ad esso.

Metto il mio documento come contributo a disposizione dei tanti compagni ed amici iscritti al PD, e di tutti coloro che sono interessati a sviluppare un dibattito che non riguarda le poltrone ma il futuro della nostra città, convinto che tutte le risorse ideali, le passioni esistenti anche nel PD siano una risorsa da valorizzare, negli spazi del dialogo, del confronto e della discussione, al di fuori delle stanze dei bottoni.
 

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