di Fosco Taccini

Cinzia Volpe ha un’indole artistica poliedrica e con la fotografia esprime tutto il suo essere. L’arte secondo la sua filosofia è comunicazione. Da alcune settimane si è conclusa una sua mostra fotografica dal titolo fortemente evocativo: “Mi Appartengo”. E tra un impegno e l’altro, Cinzia è riuscita a caratterizzare questa intervista. Oltre a una vera e propria esplorazione dei contenuti della mostra è così possibile scoprire molti suggestivi dettagli sull’artista dietro alla macchina fotografica. Quindi, non la solita chiacchierata generica, ma un viaggio introspettivo dalle sfumature rock.

- Ciao Cinzia, raccontaci la genesi della mostra "Mi Appartengo"

“Ciao Fosco! Intanto grazie per avermi dato questa possibilità, e cioè di parlare della mia mostra e della fotografia in generale. La genesi della mostra ‘Mi appartengo’ è legata a una esigenza personale profonda: dare un contributo artistico alla lotta contro la violenza sulle donne ma anche contro la violenza tout court. Il mio contributo vuole essere una riflessione su cosa la donna può fare per proteggersi dalla violenza fisica e psicologica e come lo può fare. In questi giorni purtroppo un altro grave episodio. Gravissimo.  Giulia e il suo bambino uccisi da una mano che doveva proteggerli. Ma ogni giorno, quotidianamente, ci sono violenze e femminicidi. Cosa possiamo fare? Credo che la strada principale da percorrere sia quella che porta le donne ad avere più stima di sé stesse, più amore verso sé stesse. In questo modo, creando il cerchio magico di una buona autostima, si spera si potranno lasciare fuori dal cerchio magico le persone pericolose, in particolare compagni mariti, amanti violenti. Le altre strade parallele potrebbero essere intraprendere la via di una cultura del rispetto,  sensibilizzando in particolare gli uomini,  sin da piccoli. Facendolo nelle scuole,  in famiglia,  in tutti quei luoghi dove si cresce e si matura una visione sia privata che sociale. Ma il discorso è vasto, richiede un'attenzione particolare. Questo messaggio spero arrivi attraverso i miei scatti. 11 immagini: ogni scatto ritrae una donna e riporta una frase legata ai concetti di autostima, di rispetto e di amore”.

- Quali sono le suggestioni che hai provato prima, e durante la mostra?

“Le suggestioni che ho provato sono tante! Prima della mostra c'è stata naturalmente la fase organizzativa che ha incluso la selezione degli scatti. Questa la vera parte creativa: scegliere le immagini è allo stesso tempo difficile e stimolante: difficile perché ogni scatto mi appartiene ‘emotivamente’. Ogni scatto è come un figlio e quindi non ne vorresti lasciare fuori nessuno! Stimolante perché, inevitabilmente, bisogna fare una selezione e li si aggiunge ulteriore creatività se possibile...si valutano nuovi punti di vista, ci si ricrede su certe valutazioni, si cambia idea...un po' come una psicoterapia artistica. Ci si mette in gioco continuamente. Durante la mostra accade una magia: ci si rilassa e si osserva con un che di compiacimento le proprie creature! È una sorta di premio interiore, una felicità che è contagiosa perché poi vedi che anche le persone sono felici di ammirare i tuoi scatti! È molto bello, sono delle sensazioni che riempiono il cuore. Perché per me l'arte è comunicazione e quando vedo che questa comunicazione è avvenuta, ho raggiunto il mio successo”.

- Come nasce l'idea di una foto?

“L'idea di una foto può nascere in tanti modi: riflessioni, conversazioni, letture di libri, visione di film, storie raccontate e chi più ne ha più ne metta. Anche per me funziona così. Per esempio mi capita anche di avere delle idee ascoltando la musica. Tutto può essere fonte di ispirazione!”

- Cosa incide di più, secondo te, in una foto: il luogo, il soggetto, lo stato d'animo...

“I tre elementi da te citati sono tre elementi importanti, e possono comparire anche tutti e tre insieme. Credo che tutti e tre siano necessari per ottenere una bella foto, non necessariamente insieme”.

- Cosa rappresenta per te la fotografia?

“Per me la fotografia, come accennavo prima, è una forma di comunicazione. Mi piace pensare di riuscire a raccontare agli altri i miei pensieri, i miei stati d'animo, le mie emozioni attraverso i miei scatti”.

- Raccontaci un particolare della Cinzia che sta dietro la macchina fotografica

“Be' la Cinzia dietro la macchina fotografia diventa un po' Cinzia Rock come dice un mio amico! Intendo dire che dietro la macchina fotografica mi scateno, dando libero sfogo alla mia creatività. Un atto liberatorio. Un particolare è che quando fotografo sono molto concentrata, molto silenziosa e se mi parlano spesso non riesco a rispondere e penso: spetta ora rispondo ma la voce non mi esce! Insomma mi perdo nel mio mondo, come Alice...spesso gli altri pensano che io sia sorda!”

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