di Fosco Taccini

Luis Sepúlveda, che ha saputo unire per tutta la sua vita in una magica alchimia realtà e leggenda, ha perso – dopo una dura lotta – la sua ultima battaglia contro un nemico infinitamente piccolo ma estremamente pericoloso: il Coronavirus. Infatti dopo 50 giorni, lo scrittore nato a 400 chilometri a nord di Santiago del Cile, si è spento in una clinica spagnola, l’Hospital Central Universitario de Asturias, dopo aver contratto il virus Covid-19. 
Difficile racchiudere in poche righe l’esistenza, e le tante avventure quasi leggendarie vissute da Luis Sepúlveda Calfucura (il primo cognome deriva dal nonno spagnolo, mentre  il secondo rivela le sue origini mapuche grazie a sua madre Irma). La vita di Sepúlveda (‘Lucho’ così lo chiamavano i suoi tantissimi amici) è stata, indubbiamente, avventurosa ed epica:  da militante a prigioniero, da esule a viaggiatore inarrestabile, da scrittore attivista a guerrigliero. Lucho aveva una capacità ineguagliabile di trasformare ogni dettaglio della vita in un meraviglioso racconto della più vera realtà. 
Tante sono le letture che hanno accompagnato il suo cammino nel sentiero della narrazione: da  Salgari a Verne, da Coloane a Melville per approdare a Hemingway, solo per citarne alcuni. Sepúlveda ottiene il suo primo successo letterario nel 1990, mentre era in esilio, con ‘Il vecchio che leggeva romanzi d’amore’ (dedicato a Chico Mendes). Nella sua carriera lo scrittore cileno ha spaziato in innumerevoli generi letterari, comprese le sceneggiature e i documentari. Uno su tutti dei suoi romanzi, probabilmente, resterà più nella memoria dei giovani lettori (anche nelle generazioni future): Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare. Innumerevoli i suoi riconoscimenti come regista, oltre ai premi letterari internazionali conquistati; Sepúlveda, da anni, era conteso dai vari festival letterari come ospite di rilievo. Da circa venti anni, si era stabilito a Gijòn (insieme a Carmen Yáñez, poetessa torturata con crudeltà dal regime di Pinochet), in Spagna nelle Asturie, dopo aver viaggiato per tutto il mondo (anche su veicoli di fortuna). 
Luis Sepúlveda ha speso la sua vita, con una reale spinta politica ed etica, in una costante battaglia per la giustizia e i diritti in tutti i principali campi di azione. Fin dalla nascita ha potuto apprezzare, infatti, gli aspetti più importanti della militanza di sinistra grazie a suo padre (membro nel partito comunista) e ai parenti più stretti attivisti anarchici. Luis, come un guerrigliero con lo sguardo penetrante, si è schierato da subito a difesa dell’ambiente (è stato attivista di Greenpeace), dei diritti umani, degli ultimi, degli oppressi. 
Scrivere, elaborare dolcissime e avvincenti favole, ha rappresentato, perciò, per Lucho un modo per difendere le idee, denunciare ogni forma di soprusi, rendere il giusto omaggio ai tanti compagni di lotta caduti, agli esuli, agli indios dell’Amazzonia (come nel caso dei Shuar), e per lottare contro un modello di sviluppo ingiusto. 
Le sue opere sono (e saranno) lette da un pubblico variegato e composto da ogni fascia di età in tutto il mondo.
Grazie ai suoi libri e alla memoria dell’intensità della sua lotta, come in una magica alchimia, milioni di persone continueranno a volare sulle ali di una speranza concreta in un mondo migliore per tutti.

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