di Roberto Bertoni.

Non ho mai apprezzato quei giornalisti che, pur essendo palesemente schierati, passano la vita e l'attività lavorativa a fingere di essere equidistanti dalle varie forze politiche. Anche perché l'equidistanza non esiste: è un solenne atto di ipocrisia e, al contempo, un insulto al valore della nostra professione. Un giornalista, a mio modesto giudizio, non ha il compito di essere oggettivo, cosa impossibile, o terzista, che è il miglior modo per appoggiare in maniera surrettizia il potente di turno. Un giornalista ha il compito di essere leale e intellettualmente onesto e questo è ciò che cerco di fare sin dal primo giorno in cui ho cominciato a svolgere questo mestiere.
La correttezza, visto che mi occupo di politica, mi impone dunque di comunicarvi per chi voterò e perché mi comporterò in questo modo. Voterò Liberi e Uguali sia alla Camera che al Senato che Regione, dove sceglierò con convinzione due splendide persone come Stefano Di Traglia e Monica Gregori e, sia pur con scarso entusiasmo, sosterrò il governatore uscente Zingaretti. Lo farò perché il PD, il partito per cui avevo sempre votato prima dell'avvento di Renzi, ha manifestamente tradito le ragioni per cui era nato, venendo meno agli ideali riformisti nei quali mi ero riconosciuto e mi riconosco tuttora. Il mio non sarà, però, un voto acritico, tutt'altro: sono ben cosciente, infatti, degli errori compiuti sinora, della scarsa capacità comunicativa del pur bravo presidente Grasso e delle sue divergenze di vedute con la Boldrini, ad esempio per quanto concerne il rapporto con il M5S. Sono cosciente del fatto che la scissione, per quanto straziante, sia stata tardiva, che lo stesso Bersani abbia commesso molti errori e che il passato di D'Alema induca ad accostarsi alla sua figura con un sovrappiù di prudenza. Sono cosciente persino del fatto che le liste siano state messe in piedi in fretta e furia e che non siano il massimo, che manchi ad esempio il dottor Bartolo e che alcuni candidati non esprimano proprio l'eccellenza del nostro Paese e nemmeno il meglio della sinistra. Sono cosciente, insomma, del fatto che la strada da compiere sia assai di più di quella già compiuta e che questo delicato percorso debba essere immediatamente ripreso e consolidato qualunque sia l'esito elettorale, anche se dovesse rivelarsi meno positivo del previsto. E allora perché, malgrado tutti questi dubbi e questi punti di contrasto, accorderò comunque a questa lista la mia fiducia? Sostanzialmente, per tre motivi. Il primo è che sono democratico, anti-fascista e innamorato della Costituzione, e questo è l'unico soggetto che si è proposto espressamente di difenderla dai nuovi assalti che si preparano, tanto da destra quanto dal PD quanto degli stessi 5 Stelle, i quali predicano da anni aberrazioni come il vincolo di mandato. Il secondo motivo è di natura pragmatica, in quanto gli amici e compagni di Potere al Popolo, cui, nonostante tutto, auguro di superare la soglia del 3 per cento, appaiono ai miei occhi eccessivamente settari e, quel che è peggio, non intenzionati a ricostruire una sana cultura di governo all'interno della sinistra italiana. E no, non ho alcuna paura di trovarmi in minoranza o di stare all'opposizione, è un'esperienza che conosco bene: ciò che mi preoccupa, al contrario, è la tendenza al minoritarismo e il compiacimento per il medesimo che, purtroppo, si sono impossessati di vasti settori della sinistra, come se bastasse qualche strillo in piazza e qualche eccesso verbale per cambiare lo stato delle cose.
La terza ragione è che la sinistra italiana, dopo la stagione renziana, è all'anno zero. Non c'è bisogno di consultare alcun sondaggio per sapere che domenica sarà un tracollo e che da lunedì bisognerà ricostruire sulle macerie, con parole d'ordine completamente nuove e radicalmente diverse rispetto alla linea assurda seguita sinora, ripartendo da una coscienza critica e da una cultura politica incompatibili con la barbarie cui abbiamo assistito in questi anni. Una sinistra degna di questo nome, questo serve, e mi pare che Liberi e Uguali questo si proponga di essere a partire da lunedì, benché le incognite siano ancora molte e lo scetticismo d'obbligo. Tuttavia, non si può perdere l'occasione di dar forza ad un progetto di cambiamento, non si può non valutare positivamente la svolta annunciata su scuola, lavoro e ambiente, non si può non apprezzare il coraggio di sostenere l'agenda Sanders-Corbyn dopo decenni trascorsi ad inseguire la falsa sinistra della Terza via, con le conseguenze che purtroppo sono sotto gli occhi di tutti.
Diciamocelo chiaramente: avremmo voluto votare un partito e non una semplice lista, avremmo voluto dei gruppi dirigenti forti, autorevoli e rinnovati e non l'assemblaggio all'ultimo minuto delle dirigenze precedenti, avremmo voluto una linea politica chiara e condivisa sia per quanto concerne le grandi questioni nazionali che per quanto riguarda i temi internazionali al centro del dibattito pubblico globale, avremmo voluto che ci si definisse più sulla base di ciò che si è e si vuole diventare che sulla base di ciò cui si è contro, anche se già contrastare determinate tendenze costituisce un significativo passo avanti, avremmo voluto maggiore nettezza, maggiore rapidità decisionale, più entusiasmo e ancora più apertura alle straordinarie risorse della cosiddetta società civile che pure voteranno per questo soggetto ma che, a mio giudizio, avrebbero dovuto essere coinvolte di più.
Insomma, avremmo voluto un partito vero e non lo abbiamo ancora costruito. Ciò non toglie, però, che non si possa tornare indietro, anche perché il Novecento è finito e pure la sbornia liberista degli ultimi tre decenni, per fortuna, sembra non stare troppo bene. Bisognerà, dunque, immergersi in una realtà completamente nuova, tragica e affascinante al tempo stesso, individuare un nuovo vocabolario, parlare al cuore di chi domenica non andrà nemmeno a votare e ripartire dai milioni di giovani che fuggono dall'Italia non vedendo qui alcuna prospettiva. Bisognerà procedere con umiltà e coraggio, senza proclami e senza esagerazioni. "A fari spenti nella notte", come cantava Battisti, ma pronti ad accendere la luce e a restituire una speranza a chi oggi vede davanti a sé soltanto il buio.
Per questo, al netto delle mie criticità, domenica voterò Liberi e Uguali e mi auguro che consegua un risultato di tutto rispetto: ne ha bisogno la sinistra, ne ha bisogno l'italia democratica e anti-fascista che non vuole arrendersi al baratro.

 

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