di Vito Nocera.

Alla vigilia del voto di marzo si va diffondendo una tesi che a me pare piuttosto pericolosa.

L'idea che l'atteggiamento da assumere nei confronti del movimento cinque stelle debba essere quello di puntare a inglobare, includere , costituzionalizzare la sua spinta antisistema.

Questa tesi pretende di fondarsi sulla storia peculiare dell'Italia.
Una storia che certo ha conosciuto stagioni nelle quali l'allargamento dei margini dello spazio democratico ha tenuto in coesione il Paese al tempo stesso introducendo nel sistema contenuti nuovi e di maggiore equita'.

L'impegno delle migliori culture del cattolicesimo politico, da Moro fino a De Mita, passando per gli stessi De Gasperi e Fanfani ( pure considerati piu' conservatori nella geografia interna della Dc ) fu infatti decisivo nel tessere quella tela di relazioni che portarono prima i socialisti poi il PCI ( anche se quest'ultimo in forme meno organiche ) nell'area delle maggioranze di governo.

Da qui si fa discendere la tesi cui accennavo all'inizio.
Peccato che si sottovalutino alcune cose non lievi.
La prima, nel quadro odierno sia i soggetti che dovrebbero includere che quelli da cooptare sono ben lontani dalle caratteristiche dei movimenti che si fronteggiarono allora.
Grandi partiti di massa, culture politiche forti, fondate su rappresentanze sociali solide e incardinate nella storia migliore del pensiero moderno.

Qui abbiamo gruppi spesso senza storia, culture politiche fragili ed ambigue, scarsa rappresentativita' sociale, venuti meno ormai corpi intermedi organizzati un tempo avamposto sociale della democrazia.

Circola un clima astioso che imprigiona il Paese, nessuna classe sociale si riconosce piu' come tale e il confronto un tempo tra blocchi sociali avviene oggi sull'equivoco della spinta di un " popolo indistinto", erroneamente ritenuto portatore di bisogni e obiettivi omogenei.

Un quadro dunque non solo molto differente dagli esempi cui ci si vorrebbe riferire ma che, purtroppo, somiglia piuttosto al clima che precedette l'avvento del fascismo.

Programmi ambigui che tentano di parlare a interessi trasversali, aggressivita' nei confronti di avversari politici, linguaggi ai limiti dell'offesa, attacco frontale alla democrazia rappresentativa,

Il fatto che in queste ore il movimento che fu di Grillo usi toni e stile piu' moderati e composti non sorprende.

E ' nella natura stessa di forze così agitare la gente su obiettivi demagogici spiccioli e poi al momento in cui ci si avvicina al potere saldare patti e relazioni coi poteri piu' forti .

Questa svolta , che pure non scioglie ambiguita' programmatiche importanti, dice che si illude chi pensa alla linea dell'assorbimento.

Questo movimento politico probabilmente non e' inglobabile nella democrazia per il semplice fatto che e' intrecciato ai nuovi poteri piu' forti, in una riedizione contemporanea di cio' che Gramsci chiamo' il " sovversivismo delle classi dirigenti ".

Sbaglia chi sottovaluta questo e dice che il vero pericolo e' la destra, pensando solo a Berlusconi e Salvini. Questa destra va' certo avversata e, pur con contraddizioni, rappresenta un pericolo di politiche antipopolari e antisociali.

Ma la destra contemporanea e' il gruppo di Di Maio e Casaleggio, una destra insidiosa e inedita e che, pure, ricorda tanto - per chi conosce la storia - i primi vagiti del movimento fascista.

Si fa illusioni temo chi, anche a sinistra, crede di poterne orientare in chiave democratica la spinta.
Del resto anche un bambino comprende che la linea annunciata di chiedere a tutti di sostenere un proprio governo ( di cui composizione e contenuti sono non negoziabili e gia' definiti) risponde a una tattica eversiva che punta a mettere gli altri in ginocchio o costringendoli a votare un governo così oppure, in caso di rifiuto, a scatenare il rancore del Paese contro Parlamento e partiti.

Assistere a questa trama che cresce e vedere che forze democratiche serie e movimenti di sinistra non sembrano avvertirne l'insidia e' piuttosto frustrante.

Chi e' stato alfiere, appena l'anno scorso, della difesa della Costituzione non dovrebbe essere il primo a respingere la pretesa di Di Maio di trasformare un naturale passaggio elettorale in una sorta di elezione diretta del premier non prevista ne' dalla ( brutta) legge elettorale ne' dalla Costituzione?

Capisco la preoccupazione di non demonizzare nessuno. Preoccupazione che condivido e alla quale sono personalmente stato sempre sensibile.

Ora pero' siamo in piena campagna elettorale, lo scontro e' aspro e tra la gente c'e' smarrimento e incertezza. Serve piu' coraggio a sinistra nell'argomentare le proprie ragioni.

Tra queste c'e' la battaglia politica da fare nei confronti di chi punta governare il Paese sulle ceneri della democrazia, eccitare indistintamente l'Italia, mettere a tacere informazione critica e sindacati dei lavoratori, perseguitare le organizzazioni volontarie che assistono i migranti, andare a braccetto con imprenditori e padroncini del Nord e cavalcare revanscismi disperati e sudismi nel Mezzogiorno.

Al voto ormai manca poco si e' forse ancora in tempo, se si vuole, a correggere una linea che rischia di regalare consensi ai cinque stelle e che, soprattutto, espone il Paese a rischi che pensavamo appartenere ad un passato sepolto.

Condividi