di Giuseppe Castellini

Penso che l’attuale dirigenza catalana abbia fatto errori gravissimi e alla fine otterrà il risultato di avere, in termini di autonomia, meno di ciò che i catalani erano riusciti negli anni a ottenere prima. Però, almeno, in confronto a noi italiani gli spagnoli sono seri. Vi ricordate, infatti, le sceneggiate dei leghisti di Bossi quando volevano fare la secessione? Dal Dio Po a Barbarossa, dalla sacra acqua del Po raccolta nell’ampolla a non so più quale divinità celtica, dalla catena umana - che alla resa dei conti risultò rada - lungo il fiume Po, ad altre stupidaggini simili come gli elmi con le corna ai raduni di Pontida. Per non dire di quei mattarelli di secessionisti veneti che si presentarono in piazza San Marco con una sorta di carrarmato costruito alla bell’e meglio e che sembrava uno dei carri allegorici di Viareggio. E poi una sequela di personaggi da fumetto, da Bossi in canottiera al Trota e così via, passando per quel Rocchetta che - anche fisicamente - sembrava un personaggio fantozziano, del ragioniere represso che a un certo punto sbotta e per un giorno, ma solo per un giorno, vive da leone (poi torna ad essere pecora).

Insomma, siamo la patria dell’operetta e del melodramma, dove tutto è un po’ serio e un po’ no, dove il confine tra le cose serie e la burletta è così labile che non sempre si distingue. Da noi una rivoluzione non c’è mai stata e ciò va considerato, allo stesso tempo, un guaio e una fortuna. Gli italiani, diceva Montanelli, dicono sempre che vogliono far la rivoluzione, ma poi la fanno solo chiedendo prima ai carabinieri e solo se questi sono d’accordo. Altrimenti, dopo i canti di battaglia, si passa tranquillamente alla tarantella.

 

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