Caro diario quando si tratta di garantire I diritti del popolo LGBT in Italia, lo sai bene anche te, si apre il finimondo! Del resto si sa che con il Vaticano praticamente in casa, questi argomenti mettono sempre sottoscopa il Parlamento, e vengono usati a mo' di propaganda per grattare il corpo molle di un popolo pieno di paure e di tabù, ma utile per accaparrarsi una manciata di voti tanto per mantenere il potere e rafforzare le gerarchie. Oggi la crocifissione spetta al DDL Zan, che è il nome del suo primo firmatario nonché relatore dell’atto, il deputato Alessandro Zan, paladino dei diritti delle persone LGBT. Il titolo dell’atto ci chiarisce gli obbiettivi: "Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità" A novembre del 2020 il DDL è stato approvato dalla Camera dei deputati solo dopo un travagliato iter imposto dalla destra, che aveva presentato anche pregiudiziali di costituzionalità e ben tre proposte di sospensiva, per fortuna respinte. Ora è sottotiro dei cecchini del Senato! Proprio oggi 20 luglio scade il termine per presentare gli emendamenti, immagino che saranno una montagna, facile che venga rinviato a settembre! E pensare che Il disegno di legge si propone qualcosa che non dovrebbe aver nemmeno bisogno di una legge, invece le persone LGBT sono esposte fin dai banchi di scuola a discriminazioni, violenze pregiudizi, perfino da istituti e servizi dello stato! Prevedere delle norme penali che siano un deterrente per sconfiggere l’omotrasfobia non lo vedo per niente inutile, in oltre non costa nemmeno niente, né impedisce a chicchessia di rappresentare le proprie opinioni. Ciò che giustamente si vuole perseguire è chi discrimina chi è violento chi emargina, e diventi un àncora di garanzia e sicurezza per tanti che soffrono solo per il fatto che altri non li accettano per quello che sono, che anzi proprio per questo li perseguitano . La legge con I suoi 10 articoli s’aggancia al decreto-legge n. 122/1993, conosciuto come “legge Mancino” dal nome del ministro democristiano agli Interni dell’epoca, che introdusse alcune Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa ma ovviamente non ritenne opportuno intervenire anche sulle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale. Resta sempre la doppia morale, fare ma in silenzio, farlo tra il lusco e brusco delle sagrestie non è peccato.

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