Calistri analizza tecnicamente il contributo di solidarietà e scopre la furbata
DI FRANCO CALISTRI
PERUGIA - Continua il gran parlare attorno al cosiddetto contributo di solidarietà introdotto con la manovra di ferragosto. Sono in molti, all'interno delle forze politiche del centro destra ma anche nel Partito Democratico, a considerare questa misura un ennesimo odioso balzello “che fa ricadere il peso della crisi sui soliti noti e strangola il ceto medio”. C'è chi, come l'onorevole Pdl Stracquadanio prevede una fuga di quadri e dirigenti delle aziende che emigreranno all'estero in cerca di condizione economiche più vantaggiose. Insomma una catastrofe dalle dimensioni bibliche. Ma è veramente così elevato questo sacrificio richiesto a questi contribuenti?.
La norma, contenuta nei commi 1 e 2 dell'articolo 2 del decreto, prevede che, in considerazione dell'eccezionalità della situazione economica internazionale e tenuto conto delle esigenze prioritarie di raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica concordati in sede europea, a decorrere dal 2011 e fino al 2013, sui redditi complessivi di importo superiore ai 90.000 euro lordi annui, è dovuto un contributo di solidarietà del 5% per cento sulla parte eccedente il predetto importo fino a 150.000 euro, nonché del 10% sulla parte eccedente 150mila euro. Ma, attenzione, la stessa norma prevede che detto contributo di solidarietà è deducibile dal reddito complessivo. Ed ancora, sempre il decreto, precisa che qualora dall'applicazione del contributo derivi un aggravio di prelievo superiore a quello che si determinerebbe applicando ai fini Irpef l'aliquota marginale del 48% , il contribuente possa optare per l'assolvimento dell'imposta sul reddito delle persone fisiche così calcolata in luogo del contributo di solidarietà. Tanto è vero che, correttamente, nella relazione tecnica allegata al decreto, si evidenzia che, in base ad elaborazioni fatte sulle dichiarazioni dei redditi 2009 ed estrapolati al 2011, il gettito del contributo di solidarietà sarebbe di 2.829 milioni di euro.
Ma poiché il contributo è deducibile dal reddito complessivo per ottenere il corrispondente gettito Irpef annuo netto occorre tener conto dei relativi effetti fiscali di detta deducibilità che vengono stimati in 1.172 minori entrate di Irpef, 35 e 12 milioni di minori entrate di addizionali regionali e comunali, nonché la possibilità di ricorrere all'aliquota del 48%. Risultato per il 2012 le entrate dovute al contributo di solidarietà al netto dei minori introiti derivanti dalla deducibilità di detto contributo, passano dagli iniziali 2,829 euro a 674 euro.
Facciamo un caso concreto limitandoci alla sola Irpef statale. Un contribuente con un reddito di 95.000 euro si trova oggi a pagare 34.020 euro di Irpef, per cui alla fine il suo reddito netto ammonta a 60.980 euro annui. Il contributo di solidarietà pari al 5% dei 5.000 euro eccedenti i 90.000 sarà di 250 euro, deducibili dal suo reddito, per cui si troverà a pagare una imposta Irpef lorda di 33.912 euro, ed il suo reddito netto annuo sarà di 60.835. Ne consegue che per un reddito lordo di 95.000 euro l'anno l'impatto del contributo di solidarietà in termini di riduzione netta di reddito è di 145 euro l'anno. Nel caso di un reddito lordo di 120.000 euro l'anno l'impatto del contributo sale a ben 710 euro. Nel caso di un reddito da 170.000 euro l'anno il contributo sale a 2.850 euro. E queste cifre metterebbero in fuga quadri e dirigenti?
Da ultimo vale la pena ricordare che il contributo non si applica alle retribuzioni o indennità dei parlamentari e dei membri degli altri organi costituzionali già oggetto di specifico "contributo di solidarietà". E vai.
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