di Aldo Mencarelli

NARNI (TR) - Dice delle cose semplici con una semplicità che le fanno sembrare ovvie. Eppure, se le metti a confronto con gli stili moderni della politica, quelle parole tanto semplici di Filippo Beco - 42 anni, nato a Terni e residente a Narni, laureato in filosofia e dipendente del Ministero degli Interni, da poco più di due anni assessore provinciale allo sport e alla programmazione faunistica e candidato nella lista “la sinistra per Narni” per il Consiglio comunale di Narni - diventano rivoluzionarie.

Sì, perché se è ovvio che in una società democratica, come sostiene Beco, la partecipazione debba essere la forma ordinaria di governo è altrettanto vero che sarebbe rivoluzionario se questo accadesse. Anzi: accade proprio il contrario. Accade cioè che se la volontà popolare dica no ad una legge, si cambia il nome a quella legge e la si fa continuare ad esistere.

Insomma: Beco sembra essere uno fuori dal coro. A meno che, anche lui, non sia uno dei tanti che parla bene e razzola male, come fa dire a molti il forte sentimento di antipolitica che serpeggia nella società civile.

E’ così, assessore Beco?
Lui ti guarda e sorride: il mio slogan – dice - è “non ci sono più parole da dire… c’è troppo da fare”.
Ma cos’è, la riedizione da sinistra del berlusconiano “lasciatemi lavorare?”
“Per carità. Caso mai è l’antitesi di quell’espressione. Del resto, basta guardare ai miei tre anni in Provincia per verificare come, parlando poco ma con soggetti giusti, si possano fare le cose”.

Che cosa ha fatto in questi tre anni?
“Una cosa su tutte: la messa in sicurezza degli impianti sportivi in parte realizzate e in parte in via di realizzazione grazie a 800 mila euro trovati tra le pieghe di un bilancio provinciale sempre più magro”.

Ed è una cosa importante?
“Direi proprio di sì, visto che gli impianti sportivi sono annessi alle scuole e mettere in sicurezza questi vuol dire avere scuole più sicure. Ma non solo: palestre efficienti sono la condizione base perché i ragazzi pratichino uno sport anziché stare in strada o nei giardini pubblici. E, sempre con poche parole ma con tanta partecipazione, abbiamo coinvolto imprese private per realizzare iniziative destinate al mondo dello sport affinché fossero conosciuti i rischi dell’alcolismo, dell’obesità, dell’anoressia. E ora siamo concentrati sul rischio delle morti improvvise: insieme alle Fondazioni bancarie e alla Asl puntiamo a dotare le palestre di defribillatori e ad addestrare ad usarli chi le frequenta”.

La sua lista per Narni non è la lista di un solo partito…
“No. E anche questo è un esempio di partecipazione, di discussione e di scelte. Con il partito della Rifondazione comunista ci sono anche i Comunisti italiani e, cosa quanto mai gratificante per noi, c’è anche una neonata associazione, appunto “la Sinistra per Narni”, che ha come obiettivi quello di difendere e valorizzare i beni comuni e di dare sempre maggiore spazio alla partecipazione dei cittadini-elettori al governo della città”.

Nessuna paura dell’antipolitica, quindi?
“Beh, non ci fa piacere che tra la gente cresca il rifiuto per la politica. Siamo convinti che questo sentimento possa, alla lunga, mettere in pericolo la nostra stessa democrazia, così come siamo convinti che esso nasca dal fatto che la politica negli ultimi vent’anni non ha fatto più scelte cercando di accontentare tutti e finendo per questo con lo scontentare tutti. Per questo diciamo che fare politica significa scegliere. Il problema è scegliere puntando al massimo di equità e senza mai dimenticare la solidarietà”.

La vostra lista è il frutto di scelte?
“Nella nostra lista ci sono 16 nomi e 7 di questi sono donne: sono tutte persone che vengono dal mondo del lavoro, animate dalla volontà di impegnarsi per lo sviluppo del territorio in cui vivono e, come hanno già dimostrato facendo parte della nostra lista, animate anche dalla volontà di riunire una sinistra troppo divisa rendendola più incisiva. La scelta è stata quella di candidare “pezzi” di società civile per fare in modo che la società civile riconquisti la politica. E viceversa”.
 

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