Domani, 25 novembre, sarà la giornata contro il femminicidio. Le piazze delle principali città saranno arredate da panchine rosse, scarpe con tacco a spillo dello stesso colore. Il comune di Perugia ha in programma un consiglio comunale aperto per dibattere e prendere coscienza di questa barbara inciviltà, a San Giustino di darà vita ad un’associazione, “liberedessere” per elaborare nuovi percorsi di civiltà fra uomo e donna. Ci saranno iniziative in tal senso in tutte le più grandi città Umbre, da Foligno a Terni.
Mi domando, comunque, che effetto possono avere, tutte queste importantissime e giustissime iniziative, per, non dico superare, ma attenuare una violenza così orribile.
I dati ci dicono che questa vera e propria piaga sociale è in aumento. In Umbria le richieste di soccorso rivolte ai vari centri regionali salgono a 445, nel 2023 erano 421, considerando un mese in meno. Continuo a domandarmi come sia possibile tutto ciò, come un uomo possa compiere delle simili atrocità, ed, in quanto il mio essere uomo, ogni volta che la cronaca nera racconta un femminicidio o un atto di violenza sulla donna, mi chiedo da cosa nasca
questa brutalità e, a questo punto penso al bisogno del genere maschile di possesso, di pretendere che una donna debba essere, dopo più di un secolo di lotte per l’emancipazione femminile, una proprietà, trasformando questo terrificante concetto in follia omicida.
Il mondo non può essere diviso in due: uomini e donne. Il genere umano è unico nella dualità. Questo concetto, per quanto sia diventato coscienza collettiva, non è stato fatto suo in modo totalizzante. L’orgoglio maschile è ancora pungente e non è una questione generazionale: il caso Cecchettin sta lì terribilmente a dimostrare che la strada per l’emancipazione dell’uomo, dalle sue genetiche frustrazioni, è ancora lunga.
E questo nel mondo occidentale, se poi lo si affronta nelle culture orientali, nel mondo dell’integralismo religioso, siamo di fronte ad una situazione che genera profonda indignazione, in alcuni casi vera e propria intolleranza.
Ma al di là delle mie retoriche domande, ben vengano queste iniziative, queste associazioni che rappresentano le uniche istanze che cercano di dare risposte concrete, fondamentali per molte donne che si trovano in condizioni di paura, di maltrattamenti, di una vita dove la violenza è una condizione quotidiana, dove il vivere è un non vivere.
Tenere alto il dibattito, sempre, non solo durante le tragedie consumate, è un dovere di tutti noi, lodevole, quindi, l’iniziativa del Comune di Perugia di convocare un consiglio comunale aperto, così come sono lodevoli tutte le altre iniziative in questa giornata simbolo di queste atroci violenze.
Umbrialeft esprime la sua solidarietà a tutte le donne vittime di questa bestialità maschile. Abbiamo molto da fare, partendo da un punto di vista antropologico.
Associazione culturale Umbrialeft Attilio Gambacorta
 

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