di Simonetta Sandri - 01.07.14 - omero.it

In una fredda mattinata di giugno, in una Mosca ancora piovosa e ventosa, visitiamo, nel palazzo degli archivi di Stato, la mostra dedicata al 100° anniversario della nascita di Yuri Vladimirovich Andropov, che ricrea la vera storia della vita di una delle più importanti figure politiche della storia dello Stato sovietico. E qui una sorpresa …
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Entriamo. Ovviamente non si può fotografare, ma il palazzo che ospita la mostra, elegantemente decorato, dipinto di azzurro e con magnifici e imponenti specchi dorati, meriterebbe da solo la visita. L’odore di vernice fresca si mescola con quello dei vecchi libri, con l’impronta di pagine impolverate estratte da enormi scaffali. La mostra apre alle dodici, pochi visitatori e i primi della giornata, solo noi, quattro, come i moschettieri.
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Il 15 Giugno 2014, sarebbero decorsi 100 anni dalla nascita di Yuri Andropov, uno dei più famosi e controversi leader politici dell’epoca sovietica. Fino ad ora, la biografia di Andropov è avvolta nel mistero e la valutazione delle sue attività rimane controversa. Chi era allora Andropov? Il leader totalitario duro, che credeva negli ideali del socialismo e nella difficoltà di difenderli? Oppure un combattente implacabile contro la corruzione, uomo di talento, forse un unicum nel Politburo? O forse era un tipico rappresentante del suo tempo, uno degli ultimi della guardia stalinista-leninista? L’esposizione vuole chiarire le risposte a queste e altre domande.
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La mostra presenta numerosi documenti, libri, opuscoli, fotografie provenienti da vari archivi e organizzazioni museali della Russia. In particolare, i visitatori possono vedere i più importanti documenti di partito e di governo firmati da Yuri Andropov; trascrizioni delle riunioni del Politburo e del Segretariato del Comitato Centrale del PCUS, a cui ha partecipato; la sua corrispondenza commerciale, registrazioni di conversazioni con i leader di paesi stranieri, così come molti altri documenti, non pubblicati sulla  stampa ed esposti alla mostra, organizzata in ordine cronologico. La maggior parte dei documenti presentati sono originali. Arriviamo all’ultima sala, ed ecco qui la sorpresa, quella che mi aveva attirato e spinto a sfidare la pioggia per andare a questa mostra. La lettera di Samantha.
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Samantha Reed Smith era nata a Houlton, nel Maine, il 29 giugno 1972 e morta a Auburn, il 25 agosto 1985. Era diventata famosa in piena Guerra fredda negli Stati Uniti, in Unione Sovietica e nel resto del mondo per aver scritto, nel novembre 1982, una lettera all’allora Segretario Generale del Partito Comunista Sovietico Yuri Andropov, in cui gli chiedeva di evitare una guerra nucleare con gli Stati Uniti. La madre raccontava che dopo l’ascesa al potere di Andropov, la maggior parte dei quotidiani e delle riviste americane pubblicarono in copertina la sua foto e gli dedicarono molti articoli, in gran parte critici nei confronti della sua visione del potere e per la potenziale minaccia che avrebbe potuto rappresentare per il mondo. Questo periodo fu caratterizzato dallo svolgersi di massicce manifestazioni di protesta anti-nucleari in Europa e in America. L’Unione Sovietica era coinvolta in una guerra in Afghanistan già da tre anni, che contribuì al sorgere di nuove tensioni internazionali. In questo contesto, lo sguardo di Samantha si posò su un articolo della rivista Time (probabilmente l’edizione del 22 novembre 1982). «Se la gente ha così tanta paura di lui,» chiese a sua madre, «perché nessuno gli scrive una lettera per chiedergli se vuole o no una guerra?» «Perché non tu?» fu la risposta di sua madre. E così fu.
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Da Andropov Samantha ricevette una risposta, pubblicata sul giornale sovietico Pravda il 25 aprile 1983, con un invito a visitare l’Unione Sovietica. La ragazzina accettò e durante tutto il viaggio fu circondata dall’attenzione dei mass media di entrambe le nazioni.
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Il 7 luglio 1983, Samantha prese un volo per Mosca con i suoi genitori, per rimanere due settimane ospiti di Andropov. Durante questo viaggio visitò Mosca e Leningrado, e si fermò ad Artek, il principale campo pionieristico sovietico nella città di Gurzuf nella penisola della Crimea. Poiché Andropov era già malato, non si incontrarono di persona, ma parlarono per telefono. Parlando ad una conferenza stampa a Mosca, Samantha dichiarò che i russi erano “proprio come noi” e rimase molto colpita dell’amicizia della gente. Ad Artek scelse di rimanere con i bambini sovietici piuttosto che prendere una sistemazione separata che pur le era stata offerta. Per facilitare la comunicazione, vennero scelti insegnanti e bambini che parlavano inglese perché vivessero dove lei alloggiava. Rimanendo in un dormitorio con altre nove ragazze, la Smith passò il suo tempo nuotando, parlando, e imparando canzoni e danze russe. Si fece molti amici. Samantha Smith acquistò un’ampia fama tra i cittadini sovietici e fu molto ben voluta da molti di loro.
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Quando tornò negli Stati Uniti, il 22 luglio 1983, il suo arrivo fu celebrato dalla gente del Maine e la sua popolarità continuò ad aumentare nel suo Paese natio. Divenne un’attivista politica e pacifista e fu ospitata, nel 1984, in uno speciale sulla politica per bambini voluto dalla Disney, in cui intervistò numerosi candidati alla presidenza delle elezioni politiche di quell’anno. Samantha Smith scrisse anche un libro intitolato Viaggio in Unione Sovietica. Molti emigranti sovietici degli anni 1930-1950 e cittadini americani considerarono in maniera sfavorevole i suoi viaggi, argomentando che lei fosse stata semplicemente usata per fare propaganda. Le attività di promozione della pace di Samantha e la sua amicizia con i sovietici furono criticate anche dai conservatori statunitensi e dagli anticomunisti. Qualcuno ipotizzò persino che i due paesi si fossero, in realtà, accordati.
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Samantha morì in un incidente aereo nel 1985. Anche questo, per qualcuno, misterioso. Come spesso misteri devono esserci per tale tipo di eventi straordinari (alcune voci sospettarono un coinvolgimento della CIA, mentre altre accusarono il KGB, sostenendo che la crescente popolarità di Smith avrebbe potuto avere effetto su alcune importanti decisioni politiche o militari in entrambi i Paesi). Ma noi la vogliamo ricordare diversamente e per quel suo coraggio e intraprendenza che solo i bambini possono avere.
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Nel 1985, l’Unione Sovietica pubblicò un francobollo commemorativo con le sembianze di Samantha.
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Un diamante, una varietà di tulipani e di dalie, un vascello e una montagna furono battezzate in onore di Samantha Smith, e a Mosca le fu costruito un monumento. Anche il Samantha Smith Alley ad Artek fu chiamato così in suo onore nel 1986. Quando l’astronoma sovietica L.I. Chernykh scoprì l’asteroide 3147, nel febbraio 1987, l’Unione Astronomica Internazionale decise di battezzarlo 3147 Samantha in suo onore.
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In Danimarca, nel 1985, il compositore danese Per Nørgård scrisse il concerto per viola Remembering Child in memoria della Smith. Negli Stati Uniti, nell’ottobre 1985 la madre di Samantha fondò la Samantha Smith Foundation, che promosse scambi tra studenti degli Stati Uniti d’America e dell’Unione Sovietica, finché non cessò l’attività, nel 1995. Lo stato del Maine fece costruire in suo onore una statua con le sue fattezze tuttora visibile nei pressi del Maine State Museum di Augusta, che ritrae la Smith mentre libera una colomba, con un cucciolo d’orso fermo ai suoi piedi. Il cucciolo d’orso rappresenta sia il Maine che la Russia.
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Le lettere
Caro Sig. Andropov,
Mi chiamo Samantha Smith. E ho dieci anni. Congratulazioni per il vostro nuovo lavoro. Mi sono preoccupata a proposito di una possibile guerra nucleare tra Russia e Stati Uniti. State per votare per avere una guerra o no? Se non volete, ditemi per favore come farete per evitare che ci sia una guerra. A questa domanda potete non rispondere, ma mi piacerebbe sapere perché volete conquistare il mondo o almeno il nostro Paese. Dio ha creato il mondo per noi perché potessimo viverci insieme in pace, non per combatterci.
Sinceramente, Samantha Smith
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Cara Samantha,
Ho ricevuto la tua lettera, che somiglia a molte altre giuntami di recente dal tuo Paese e da altri Paesi di tutto il mondo.
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Mi sembra – da ciò che posso leggere nella tua lettera – che tu sia una ragazzina coraggiosa ed onesta, simile a Becky, l’amica di Tom Sawyer nel famoso libro del tuo compatriota Mark Twain. Questo libro è molto conosciuto e amato nel nostro Paese da tutti i ragazzi e le ragazze.
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Hai scritto che sei in ansia circa la possibilità che ci sia una guerra nucleare tra i nostri due Paesi. Ed hai chiesto se stiamo facendo niente per evitare che questa guerra scoppi.
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La tua domanda è la più importante tra tutte quelle che ogni uomo pensante possa mai porre. Ti risponderò con assoluta serietà ed onestà.
Sì Samantha, noi nell’Unione Sovietica stiamo tentando di fare tutto il possibile perché non ci siano guerre sulla Terra. Questo è ciò che ogni uomo sovietico vuole. Ciò che il grande fondatore del nostro stato, Vladimir Lenin, ci insegnò.
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Il popolo sovietico sa quale cosa terribile possa essere una guerra. Quarantadue anni fa, la Germania nazista, che mirava alla supremazia mondiale, attaccò il nostro Paese, bruciò e distrusse molte migliaia delle nostre città e villaggi, uccise milioni di uomini sovietici, donne e bambini.
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In questa guerra, che terminò con la nostra vittoria, noi eravamo alleati con gli Stati Uniti: insieme lottammo per la liberazione di molte persone dagli invasori nazisti. Spero tu sia a conoscenza di tutto ciò grazie alle lezioni di storia della tua scuola. E oggi desideriamo ardentemente vivere in pace, commerciare e cooperare con tutti i nostri compagni di viaggio su questa Terra – che siano vicini o lontani. E certamente anche con un grande Paese come gli Stati Uniti d’America.
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In America e nel nostro Paese ci sono armi nucleari – armi terribili che possono uccidere milioni di persone in un istante. Ma vogliamo che non vengano mai usate. Ed è precisamente questo il motivo per cui l’Unione Sovietica ha dichiarato solennemente al mondo intero che mai – mai – userà queste armi per prima contro qualsiasi altro Paese. In generale noi proponiamo di metter fine alla loro produzione e procedere all’abolizione di tutte le pile di stoccaggio sulla Terra.
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Mi sembra che questa sia una risposta sufficiente alla tua seconda domanda: “perché volete fare la guerra al mondo intero o perlomeno al nostro Paese?” Noi non vogliamo nulla di tutto ciò. Nessuno nel nostro Paese – né i lavoratori o i contadini, gli scrittori o i dottori, né gli adulti o i bambini, né i membri del governo – desiderano una grande o “piccola” guerra.
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Noi vogliamo la pace – abbiamo dell’altro da fare: far crescere il frumento, costruire e inventare, scrivere libri e volare nello spazio. Noi vogliamo la pace per noi stessi e per tutti i popoli del pianeta. Per i nostri figli e per te, Samantha.
Ti invito, se i tuoi genitori saranno d’accordo, a venire in visita nel nostro Paese, il momento migliore sarebbe questa estate. Scoprirai il nostro Paese, incontrerai i tuoi coetanei, visiterai un campo internazionale per bambini – “Artek” – sulla riva del mare. E vedrai con i tuoi occhi: nell’Unione Sovietica, ognuno è per la pace e l’amicizia tra i popoli.
Grazie per la tua lettera. Ti auguro tutto il meglio per la tua giovane vita.

Y. Andropov
 

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