di Stefano Vinti.

Con i contratti di lavoro regionalizzati previsti dalla Autonomia Regionale Differenziata si tornerebbe alle 'gabbie salariali'. Salari e stipendi più alti al Nord rispetto al Centro-sud.
Le lotte del '69, in nome dell'uguaglianza, le abolirono e fu introdotto il principio: "a parità di lavoro, parità di salario".
Un principio mai pienamente realizzato,purtroppo, infatti forme di 'gabbie salariali' esistono da tempo, come le differenze in busta paga del 20% tra uomini e donne, a causa del fatto che le lavoratrici sono impiegate in settori più poveri, che fanno meno ore di straordinario per occuparsi del lavoro di cura che non è retribuito,ecc.
Così per il Nord e per il Sud, le differenze salariali non sono legate tanto al costo della vita, quanto al fatto che al Nord la contrattazione aziendale integrativa, che rimpingua la basta paga, è molto più praticata che al Sud.
Per l'Istat nel 2018 la retribuzione media mensile al Sud è stata di 1,268 euro contro ì 1,382 euro del Centro-nord.
Queste diffrerenze salariali oggi non sono sancite da una legge dello Stato, che se introdotta le renderebbe irreversibili, come dissolverebbe la parità dei diritti dei lavoratori e il principio di ugaglianza tra i cittadini italiani.
Quindi, il rifiuto di tornare alla situazione pre 1969, rifiutare la diseguaglianza per legge,è un motivo forte per opporsi all'Autonomia Regionale Differenziata.

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