La Cassazione ha dato il via libera al Referendum Costituzionale, richiesto da 71 senatori, relativo al taglio dei parlamentari. Governo e Capo dello Stato a breve dovranno ora decidere la data.

Il 15 gennaio scorso si è già costituito un Comitato per il No, sostenendo che tale riforma non sia affatto democratica colpendo al cuore la rappresentatività e la centralità del Parlamento.

La demagogica argomentazione dei costi della politica, infatti, alimenta un malessere generale contro la politica stessa, contro ogni personaggio politico e, colpevolmente, va ad incidere in maniera strutturale sulla democrazia del Paese attraverso una sostanziale riforma dello Stato.

La nostra è una Repubblica Parlamentare ed una Repubblica Parlamentare si regge appunto sul concetto di rappresentatività e centralità del Parlamento.

Se si minano questi due pilastri istituzionali si altera la forma giuridica del nostro Stato, con conseguenze pericolose da un punto di vista di uguaglianza dei cittadini e di partecipazione alla gestione della cosa pubblica.

Nella costituzione, in materia di sistema elettorale, viene sancito in modo categorico il principio che “ogni voto è libero ed uguale”, per garantire la rappresentanza sia a livello territoriale che di orientamento politico, ovviamente rispettando le maggioranze liberamente espresse.

Se vogliamo fare un po’ di storia questo era un principio relativo al concetto di democrazia progressiva, che Togliatti espresse nel 1935 nel famoso intervento al VII congresso del Comintern, ripreso poi dallo stesso Togliatti in Spagna durante la guerra civile per sostenere il Fronte Popolare e che i Costituenti fecero proprio tanto da inserirlo nella Costituzione (articolo 48).

Con questa riforma non abbiamo più traccia di questi principi, vengono cancellati con un colpo di spugna elementi ideali sui quali si fonda la nostra Repubblica, si allontana ancora di più il cittadino dalle istituzioni, privandolo di fatto della partecipazione attraverso quei canali che l’architettura istituzionale del nostro Stato prevede.

La riforma della legge elettorale, prevedendo uno sbarramento del 5% e l’allargamento dei collegi, penalizzerà alcune regioni come l’Umbria, sarà un discrimine per i pensieri più radicali, contraddicendo quindi i due principi base di cui prima parlavo: rappresentanza territoriale e garanzie delle minoranze in un sistema che giustamente accetta le “maggioranze liberamente espresse”.

Bene quindi la costituzione di questo Comitato per il NO, al quale Umbrialeft aderisce convintamente per una questione che riguarda la democrazia e l’uguaglianza.

Se si voleva intervenire sui costi della politica si poteva farlo tagliando gli stipendi dei parlamentari, senza colpire la struttura dello Stato.

Viene da pensare che attraverso una strumentale propaganda fine a se stessa, si voglia colpire la partecipazione, emarginare al massimo ogni idea alternativa a quella che con arroganza oggi governa il mondo intero: il capitalismo

Attilio Gambacorta
Associazione culturale Umbrialeft

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