Alcune riflessioni in occasione della Giornata Mondiale della Terra
di Fosco Taccini
Le Nazioni Unite celebrano questa iniziativa per sensibilizzare le persone sull’importanza della salvaguardia del Terra a partire dal 1970. La partecipazione alle celebrazioni per l’Earth Day è crescita negli anni arrivando a coinvolgere 193 Paesi e ben oltre un miliardo di persone in tutto il mondo. Quest’anno a causa della pandemia da Coronavirus in tutto il mondo le persone non potranno scendere in piazza per aderire. Quindi, in questa occasione, e vista la fase di lockdown a livello globale, ogni persona potrà partecipare all’evento rimanendo a casa. Infatti, questa edizione della Giornata Mondiale della Terra è interamente digitale con flashmob sui social e dirette tv.
Appare utile pertanto, proprio in questa giornata in cui si festeggiano i 50 anni dell’Earth Day, fare qualche riflessione sull’importanza della Terra per la nostra sopravvivenza.
Infatti, a partire da questa fase di emergenza causata dal virus Covid-19 e dalle conseguenze economiche del post emergenza, è necessario pensare a un nuovo modello di sviluppo non più basato esclusivamente sull’utilizzo di combustibili fossili. Sono necessarie azioni che garantiscano la conservazione delle risorse naturali, il riciclo dei materiali, la difesa degli habitat naturali e un sistema educativo incentrato anche sulle tematiche ambientali. Tutte queste azioni sono necessarie per garantire un futuro migliore e più giusto per tutti. Karl Polanyi sostiene che quando le persone si sentono minacciate dalle forze di mercato cercano protezione nell’uomo forte. Uno degli aspetti più distruttivi dell’economia globalizzata è il suo essere all’esclusivo servizio dell’interesse e non delle persone. Infatti, il capitale setaccia il mondo per scovare la manodopera e gli standard ambientali più bassi, con la finalità di ottenere produzioni a basso costo.
Inoltre, la globalizzazione e il trasferimento forzoso di organismi esotici hanno causato una larga omogeneizzazione biotica, e la sostituzione di specie e varietà locali. Ma la biodiversità naturale e gli ecosistemi in buone condizioni limitano l’esposizione e l’impatto di molti agenti patogeni, compresa la zoonosi, mediante un effetto diluente o tampone.
La fase di lockdown non potrà durare all’infinito, quindi dobbiamo iniziare a pensare al ritorno a una nuova normalità basata su un nuovo umanesimo ambientale rischiarato dalla luminosità della consapevolezza.
Da questa fase probabilmente uscirà più forte una cultura consapevole della prevenzione a tutti i livelli.
Solo per prendere qualche spunto possiamo immaginare un nuovo urbanesimo che blocchi la cementificazione e permetta il recupero delle aree dismesse; un uso più inteso dei trasporti pubblici e della mobilità alternativa; la riscoperta delle infinite e meravigliose peculiarità del nostro territorio; la messa in sicurezza delle infrastrutture e delle aree più vulnerabili; un uso più finalizzato delle tecnologie; maggiori investimenti in ricerca; applicazioni low cost per risolvere tanti aspetti della nostra vita quotidiana.
Una nuova visione incentrata sulla sostenibilità ambientale e la salute pubblica richiede che le infrastrutture non rispondano esclusivamente ad esigenze funzionali e di utilizzo, come è stato nel passato. Ma che le infrastrutture siano integrate con le qualità ambientali, paesaggistiche e in generale garantiscano la sicurezza del territorio.
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