8 MARZO: LE MIMOSE LASCIATELE SUGLI ALBERI (di Lea Melandri)
Oggi, di fronte ai rimasugli penosi che ancora escono dalle radio, dalle televisioni e dai giornali, di quella che pervicacemente, vergognosamente resta la “questione femminile” – le donne considerate alla stregua di un gruppo sociale svantaggiato o come un “genere” da uguagliare o tutelare sulla base dell’ordine creato dal sesso vincente –possiamo dire con una consapevolezza da cui non si torna più indietro:
-che nessuna data venga d’ora innanzi a fare da velo a uno dei rapporti di potere che oggi, molto più che in passato, appare scopertamente come la base di tutte le forme di dominio che la storia ha conosciuto, nella nostra come nelle altre civiltà;
-che si dica con chiarezza che non di “cose di donne” stiamo parlando, ma dell’idea di virilità che ha deciso dei destini di un sesso e dell’altro, della cultura – e della storia che vi è stata costruita sopra, nel privato come nel pubblico;
-che gli uomini si prendano la responsabilità di interrogarsi sulla violenza di ogni genere perpetrata nei secoli dai loro simili, e che lo facciano, come hanno fatto le donne, partendo da se stessi, consapevoli che solo indagando a fondo nella singolarità delle vite e delle esperienze personali possiamo scoprire le radici di una visione del mondo che ci accomuna, al di là di spazi e tempi.
Non sono pregiudizialmente contraria alle ricorrenze ma vorrei che, senza storpiarne o banalizzarne il significato, diventassero per tutt* un momento di lotta e al medesimo tempo di riflessione: ossia di riconoscimento degli interrogativi che vi sono connessi e delle aspettative di cambiamento che da lì si possono aprire.
Fonte: facebook.com/profile.php?id=100006778116561
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