Di Ciuenlai - E’ inutile negarlo. L’estrema speranza di chi si siede a sinistra è il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Lo è per quello che dice ma anche per il “ritorno” del sovvertimento dei ruoli tra sindacato e partito.

Nello schema classico è il partito che detta i temi e i tempi dell’azione politica e il sindacato è , per Comunisti, Socialisti e affini, il principale corpo intermedio con il quale muovere, far partecipare e guidare i soggetti sociali di riferimento. 

Dal 2002 le cose si sono rovesciate. E si sono rovesciate proprio al Circo Massimo in occasione della famosa manifestazioni contro la soppressione dell’art 18, quando il capo del sindacato Cofferati venne salutato come capo del movimento, mentre Fassino e D’Alema furono accolti con un grande silenzio, pochi applausi e qualche fischio. Lì è avvenuto il cambiamento. Poi la cosa si è fermata per la “fuga” di Cofferati  e l’inutile presenza di due personaggi di “passaggio” come Epifani e la  Camusso. Ma con Landini il processo può riprendere (la sua intuizione della coalizione sociale era, in questo senso, geniale).

Come sostengo da anni, data la terribile situazione della sinistra Italiana , solo il sindacato rosso, attraverso una sua diretta azione politica di base, può creare le condizioni per  la ricostruzione di un soggetto politico che abbia al centro La trasformazione di questa società e la difesa dei lavoratori e dei ceti più bisognosi. Un processo (che il sindacato può innescare senza trasformarsi in un soggetto politico) che però deve partire dal niente e costruirsi dal basso, dai quartieri, dai paesi, dai luoghi di lavoro e di emarginazione sociale.

Per questo bisogna chiudere con la fallimentare esperienza del Pd e di tutti i partitelli, gruppuscoli, associazioni e club vari che si richiamano alle esperienze di sinistra, che servono solo al mantenimento di un ceto politico privo ormai di qualsiasi credibilità.

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