di Ida Dominijanni.

Nella puntata di stasera (n.d.r. 25/8/2022) di #in onda (scusate il ritardo, l'ho vista in restart) Eugenia Roccella, cattolica fondamentalista arruolatasi in FdI, ha usato il mio nome per attaccare la 194. Sono le femministe della differenza, ha detto, a sostenere da sempre che l'aborto non è un diritto. E' vero, lo sosteniamo e io l'ho scritto: in una direzione diametralmente opposta a quella di Eugenia Roccella, come lei dovrebbe sapere se non fosse in mala fede. Quando in questo paese si poteva ancora discutere, dire che l'aborto non è un diritto significava dire che è più che un diritto: è un potere inalienabile del materno, è una libertà insindacabile di ogni donna, è un'esperienza insondabile dall'esterno, è spesso la conseguenza di una sessualità maschile aggressiva e inconsapevole. Voleva anche dire, e vuole dire, che le donne  continueranno ad abortire anche se l'aborto smettesse di essere consentito e legale: guardare a quello che sta succedendo negli Usa per credere. Roccella se ne faccia una ragione, parli per sé senza farsi scudo di altre come la sottoscritta, e la smetta di usare il femminismo della differenza a fini strumentali e contundenti. Quanto alla 194, consiglio vivamente a lei, a Meloni e a Fdi di sfilare il tema dall'agenda elettorale: le donne di questo paese, di sinistra e di destra, non consentiranno mai che quella legge venga abrogata, svuotata o usata, nella parte preventiva, come grimaldello di una pedagogia autoritaria della maternità obbligatoria.

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