di Paolo Ferrero

Le politiche europee e quelle del governo Monti stanno aggravando la crisi. Utilizzano lo spauracchio della speculazione finanziaria per giustificare un attacco senza precedenti ai diritti sociali, alla democrazia, ai lavoratori e alle lavoratrici. Le politiche recessive aumentano la disoccupazione, l’attacco all’articolo 18 precarizza ogni lavoro, le privatizzazioni riducono i diritti dei lavoratori: il loro vero obiettivo è la demolizione di tutte le conquiste fatte dal movimento operaio dal ‘45 in avanti. Aggrediscono la sovranità popolare per consegnare integralmente il potere al capitale finanziario, agli speculatori da cui dicono di volerci difendere. Usano l’Europa dei banchieri per distruggere l’Europa sociale e abbattere brutalmente il salario diretto e quello indiretto, il welfare. Il colpo finale di questa strategia è costituito dal Fiscal compact, che il Parlamento discuterà nelle prossime settimane: da solo questo provvedimento produrrebbe una stangata di 45 miliardi di euro all’anno – per vent’anni - oltre al pareggio di bilancio.

Sarebbe una vera e propria catastrofe che terrebbe l’Italia in recessione economica per decenni: il Fiscal compact ha gli effetti di una guerra, una guerra contro la società per favorire gli speculatori e i grandi capitalisti. E come in ogni guerra, fondamentale è la propaganda: infatti in Italia è in corso una vera e propria azione di depistaggio di massa. La crisi è esplosa negli USA nel 2008, innescata dalla speculazione finanziaria delle banche private, ma oggi in Italia si discute solamente di debito pubblico e di costi della politica. Stanno occultando le vere ragioni della crisi per fornire falsi bersagli al popolo disorientato e stanno usando lo spauracchio del debito come una clava per demolire le conquiste dei lavoratori.

Pensiamo alle pensioni: nonostante le casse dell’Inps siano in forte attivo hanno allungato all’inverosimile l’età per andare in pensione. Pensiamo all’articolo 18, la cui manomissione serve unicamente ad aumentare il potere di ricatto dei padroni su tutti i lavoratori. La stessa polemica sui costi della politica serve solo a coprire il gigantesco trasferimento di risorse che viene fatto verso le imprese e le banche. Ogni anno lo stato italiano paga 80 miliardi di euro di interessi sul debito, in larga parte dovuti allo strozzinaggio che le banche private e gli speculatori praticano nei confronti dello stato, ma questo siamo gli unici a denunciarlo.

In questo territorio terremotato, dove la disinformazione e la menzogna regnano sovrane, noi proponiamo il rovesciamento delle politiche economiche neoliberiste e la riscrittura dei trattati europei che hanno disegnato l’Europa dei padroni e dei banchieri. Per ottenere questo obbiettivo occorre costruire un movimento politico di massa, una opposizione sociale consapevole: occorre fare come in Val di Susa in tutta Italia. Non si tratta di affidarsi a questo o a quell’uomo della provvidenza, ma di ricostruire un protagonismo sociale che superi la disperazione individuale: per evitare i suicidi occorre lottare insieme contro chi ci sfrutta.
Per questo diciamo “no” alle misure del governo Monti – dalla riforma delle pensioni al tentativo di manomettere l’articolo 18 e gli ammortizzatori sociali, dall’aumento delle tasse per i lavoratori e pensionati all’Imu all’aumento della benzina – e chiediamo al sindacato di dichiarare lo sciopero generale contro questo governo dei banchieri e dei padroni.

Proponiamo radicali misure di redistribuzione del reddito: dalla tassa progressiva e pesante sui grandi patrimoni, da cui ricavare 20 miliardi di euro, al tetto alle pensioni – cumuli compresi – a 5.000 euro al mese, all’aumento delle tasse sui redditi sopra i 150.000 euro, per arrivare al 75% di tasse al di sopra del milione di reddito.

Proponiamo di mettere un tetto di 5.000 euro agli stipendi dei parlamentari e di dimezzare il finanziamento pubblico ai partiti perché la politica deve essere ripulita dai privilegi di casta. Per questo proponiamo la democrazia partecipata, perché la democrazia è minacciata dall’alto e va ricostruita dal basso, attraverso la partecipazione popolare, con la democrazia diretta.

Proponiamo un forte intervento pubblico in economia, a partire dalla nazionalizzazione delle grandi banche al fine di garantire il credito a imprese, artigiani e famiglie e di usare i prestiti della BCE per finanziare a basso costo il debito pubblico italiano, togliendo la pistola di mano agli speculatori.

Proponiamo che il governo dia vita ad un piano del lavoro, nei settori del riassetto idrogeologico de territorio, della riconversione ambientale dell’economia, dell’istruzione e della cultura, finanziato attraverso la cancellazione delle grandi opere inutili e dannose come la Tav e le spese militari per i cacciabombardieri e l’Afghanistan. Per realizzare questo proponiamo l’unità della sinistra su basi federate tra partiti , associazioni, comitati, uomini e donne – così come hanno saputo fare Izquierda unida in Spagna, il Front de gauche in Francia, Syniza in Grecia – per costruire una opposizione di massa al governo Monti e mandarlo a casa, per uscire dalla crisi e costruire l’alternativa senza la quale non c’è futuro per il paese e per la democrazia.
 

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