Universitari e studenti medi sono scesi in piazza in tutta Italia il 22 dicembre, giorno della probabile approvazione della riforma dell'Università al Senato. Approvazione che forse, anzi quasi certamente, slitta al 23 dicembre, dopo il caos scoppiato in Aula. A Roma due cortei principali si sono mossi nella mattinata. Uno dalla Sapienza ha attraversato San Lorenzo, è passato per alcuni quartieri popolari di Roma Est, ed è rientrato all'Università interrotto dagli stessi universitari quando si è diffusa la notizia della morte di un operaio in un cantiere a Scienze Politiche.

L'altro corteo, partito da Piramide, è stato meno partecipato. Gli studenti medi erano pochi e all'altezza del ministero dell'Istruzione hanno abbandonato il corteo, quando la tensione è aumentata. C'era qualche spezzone di antagonismo e c'erano anche gli ultrà, come riferito dai lanci di gliitaliani.it. "Noi non siamo black bloc": questo era uno dei cartelli esposti, invece, da oltre duecento studenti delle scuole superiori di Roma riuniti a Piazza Trilussa. "Non vogliamo che passi questa riforma e siamo al fianco degli universitari - spiega Carlotta una studentessa del Virgilio - ma ci dissociamo totalmente da qualsiasi forma di violenza e da coloro che martedì scorso hanno spaccato le vetrine. Ieri abbiamo ricominciato la nostra mobilitazione in maniera pacifica, con flash mob, margherite e travestimenti e oggi intendiamo proseguire così". "Speriamo che non vada come martedì scorso - aggiunge Federico, 17 anni - noi siamo contro la violenza e vogliamo una protesta pacifica".

Nel pomeriggio il corteo universitario è rientrato alla Sapienza, raggiunto da parte degli studenti medi che hanno manifestato in centro. "Siamo oltre 30 mila". Lo affermano gli organizzatori del corteo degli universitari.

A Palermo si sono verificati scontri, invece, tra studenti e forze dell'ordine davanti alla sede della presidenza della Regione siciliana. I manifestanti hanno tentato ripetutamente di fare irruzione a Palazzo d'Orleans, e sono stati respinti da polizia e carabinieri. I giovani hanno tentato di superare più volte il cordone di protezione fatto dagli agenti di polizia davanti la Presidenza della Regione senza riuscirvi. Gli studenti hanno lanciato pietre, uova e arance e gridando slogan contro il governo e la riforma Gelmini. Dopo vari assalti, le forze dell'ordine hanno caricato usando i manganelli. I manifestanti hanno lanciato anche petardi contro la polizia, c'è stato anche un lancio di lacrimogeni. I petardi sono stati scagliati da giovani che indossavano caschi e si coprivano il volto con sciarpe.

Tre cortei studenteschi si sono mossi poco dopo le 10 a Palermo da tre diversi punti della città. Il corteo degli studenti medi, che si era dato appuntamento davanti il teatro Politeama, è partito intorno alle 11 da piazza Castelnuovo. Alla testa c'è uno striscione con la scritta: "Blocchiamo la città per cacciare la Gelmini e Berlusconi".

Scontri anche a Milano tra studenti e forze dell'ordine in piazza San Nazaro in Brolo. A poche centinaia di metri dall'Università Statale da dove era partito il corteo, una decina di poliziotti in tenuta antisommossa hanno tentato di fermare i manifestanti. Al grido di 'nazisti' e 'via, via la polizia' gli studenti sono riusciti a sfondare il cordone degli agenti che in qualche caso hanno risposto levando i manganelli e stanno proseguendo per via Sforza dove stanno arrivando i rinforzi delle forze dell'ordine.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha incontrato gli studenti. Una delegazione di dieci ragazzi è stata ricevuta al Quirinale e ha chiesto al Capo dello Stato di non firmare la legge.

Una delegazione di studenti romani si è recata alla sede nazionale della Cgil, portando un grosso pacco dono. "Dentro questo pacco c'e' una lettera – spiega Matteo, uno dei ragazzi che porta il dono - nella quale chiediamo alla Cgil lo sciopero generale. Questo dimostra che la nostra mobilitazione va ben oltre il ddl Gelmini". "Noi vogliamo bloccare il Paese - dice Andrea, 20 studente di lettere e appassionato di greco antico - nei prossimi mesi le manifestazioni continueranno, perché noi vogliamo riuscire in quello che il Parlamento non è riuscito a fare: mandare a casa Silvio Berlusconi". Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ha spiegato: "Nessuno esclude lo sciopero generale, ma per ora a nostro avviso non ci sono le condizioni". Il segretario generale della Cgil ha, infatti, spiegato: "Agli studenti ho detto che lo sciopero è un sacrificio per i lavoratori, non si dichiara né per solidarietà per un movimento, né in termini paternalistici. Gli abbiamo ricordato - ha aggiunto - che abbiamo alle spalle tre scioperi generali, in questi due anni, che la Cgil ha proclamato proprio sulle condizioni del futuro e sulle questioni della crisi".

 


 

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