di rassegna.it

I numeri parlano chiaro: circa 30 miliardi complessivi di spesa militare (fonte Sipri) nel 2012, oltre 10 miliardi nei prossimi anni per 90 cacciabombardieri F35 e ben 1,4 miliardi di euro per le missioni militari all'estero. “Tutto questo, quando si tagliano le risorse per il welfare, la scuola, la sanità, gli enti locali. Il rigore viene applicato ai cittadini, ma non alla casta dei militari”. La denuncia arriva dalla campagna Sbilanciamoci! che ha presentato ieri a Roma il dossier “Economia a mano armata” che fa luce sulle spese militari affrontate dal nostro Paese.

L’Italia – scrive Sbilanciamoci - anche quest’anno, secondo il Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) si conferma al decimo posto, secondo il Sipri, con 37 miliardi di dollari, un dato che è tuttavia “stimato”, vista probabilmente l’impossibilità, anche per l’istituto di ricerca, di avere dati precisi. "Questo conferma ciò che denunciamo da tempo - scrive Sbilanciamoci nel dossier - ovvero che il bilancio della Difesa italiana sia difficilmente comprensibile e quindi poco trasparente, in primo luogo perché spese riconducibili alla Difesa vengono collocate in altri capitoli del bilancio dello Stato, come le spese per i sistemi d’arma finanziate dal ministero dello Sviluppo Economico o le missioni internazionali a carico del ministero dell’Economia".

Nel dossier si legge anche che il bilancio della Difesa, quello presentato al Parlamento, prevede per il 2012 uno stanziamento di 21.342 milioni di euro, con un incremento rispetto all’anno precedente di 785 milioni di euro, pari ad una crescita del 3,8% registrando un rapporto rispetto al Pil del 1,3%. Ma in realtà la cifra reale, al netto dei tagli estivi, dovrebbe essere di 19.895,1 milioni di euro. Per la funzione difesa, riferita alle tre armi esercito, marina ed aeronautica sono stanziati 14.993,2 milioni di euro, con una crescita del 4,4% pari a 632,9 milioni di euro in più rispetto al 2011.

Sbilanciamoci! denuncia poi il “completo fallimento della riforma della leva del 2001”, dal momento che "abbiamo un numero di comandanti (graduati) superiore a quello dei comandati (truppa), un numero spropositato di 467 generali e ammiragli (543 con i carabinieri) e un numero di marescialli più che doppio rispetto al necessario. Ne risulta un organico con una età anagrafica molto avanzata e quindi poco incline all’operatività".

Anche a livello globale, nel 2011 le spese militari hanno continuato ad aumentare: dello 1,3% in termini reali rispetto al 2010, raggiungendo i 1.740 miliardi di dollari; il 75% della spesa mondiale per armamenti nel 2011 riguarda appena 10 Paesi e gli Stati Uniti si confermano leader della classifica con il 43% della spesa mondiale militare. La media globale della quota del Prodotto interno lordo destinato alle spese militari è del 2,6%.

Le spese militari persistono anche a causa dei conflitti armati in corso, i maggiori dei quali nel 2010 sono stati 15, secondo il Sipri 11 riguardavano il governo (il controllo del Governo del Paese) e 4 il territorio (la conquista di territorio). “Negli ultimi vent’anni – secondo lo studio – il rapporto tra risorse naturali e la propensione al conflitto è tornato ad essere un punto chiave della sicurezza internazionale”.

Per citare altri numeri: i paesi europei nel loro complesso hanno circa 7 milioni di soldati (Stati Uniti 1 milione e mezzo), 45mila tra carri armati e mezzi di combattimento (Stati Uniti 34mila) e 3.500 aerei di combattimento (Stati Uniti 2mila).

Sempre restando al vecchio continente, il dossier di Sbilanciamoci rivela che “se si andasse verso una direzione di maggiore integrazione delle strutture di difesa europea, si potrebbe avere un risparmio complessivo di 100-150 miliardi di euro nei vari paesi, e anche in questo caso la somiglianza della cifra (130 miliardi) con quanto si è speso per l’ultimo salvataggio della Grecia (febbraio 2012) è abbastanza significativa”.

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