Semplificare significa anche distinguere una casa dalla cuccia del cane.<?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" />

Questi sono anni in cui si sta discutendo di semplificazione; In Umbria sono questi giorni in cui la faccenda sembra farsi stringente, avendo realizzato, la politica, che la questione non può essere più tergiversata. Pertanto del vocabolo “semplificazione” se ne sta facendo un uso smisurato, dappertutto,  fino alle stesse questioni, che non devono essere troppo complicate da sbrogliare. Un partito della semplificazione avrebbe successo: PdS o PS, ben venga. L'importante è che non se ne approfitti per rifilarci un bidone, come quello di distruggere, nel nome della semplificazione, le conquiste di tutela della persona e dell'ambiente, che si sono ottenute lentamente e faticosamente. Del resto le conseguenze delle cattive intenzioni sono come le calorie: si fa presto a prenderne tante e sono difficili da smaltire. 

            Diversi anni fa, quando si stavano diffondendo i primi personal computer, quando ancora non si parlava di internet, qualcuno predisse che i documenti cartacei sarebbero stati sempre di meno. Stiamo ancora attendendo che il presagio si avveri. In edilizia, ad esempio, a forza di leggi, si stanno creando protocolli per fare due cose importantissime e riprendersi un po' della profezia, che in realtà, in questi anni, oltre ad essere stata disattesa aveva preso una piega completamente differente. Sono due le mosse, la prima: comporre moduli ed elaborati come normali file e poi spedirli in rete; la seconda: affidarsi, quando si può, alle dichiarazioni del progettista. Queste dovranno essere raccolte e controllate; si dovranno stabilire sanzioni severe per chi attesta il falso.

            Ancora non è purtroppo così e ancora, nell'immaginario collettivo, ci sono troppe complicazioni. Lo stesso piano casa, quello che doveva risollevare l'edilizia italiana, è stato un flop clamoroso, e c'è chi ancora crede che derivi dalla eccessiva burocrazia. Gli instancabili ottimisti si devono inventare sempre una scusa all’insuccesso.

            La verità è che manca la materia prima, non ci sono più soldi che girano, o perlomeno c'è una storia che narra ciò, e nessuno si muove. Ad oggi potresti anche uscire con una legge del “fai un po' come ti pare” e rischieresti comunque di non combinare niente, a meno che non ti metti a raccontare un'altra storia.

            Fa comunque bene la politica ad interrogarsi sul perché ci si accanisce tanto nelle procedure approvative esistenti e fa meglio a migliorare dove può, dimostrando così, nel caso specifico, che la semplificazione non c'entra proprio niente. E', a mio parere, una questione di immagine, di storie assurde che influenzano i normali procedimenti, tingendo di nero anche questi. Provate, ad esempio, a tagliare un albero senza permesso. Scatta, come una trappola per topi, il penale. Giusto. Provare ora a tagliare un albero secco senza permesso. E' comunque vietatissimo, è necessario aprire una pratichetta in comune. E' inefficace ripetere, ribadire, che la pianta è secca, di venirla a vedere; la risposta è sempre la stessa, in quanto questa è la legge.  Serve la richiesta con il deposito della pratichetta, che consiste in: modello di domanda, individuazione catastale, relazione in cui si riporta anche il tipo di albero, indicazione del punto in cui viene ripiantata l'essenza, documentazione fotografica. Facciamolo, ma non è sufficiente, perché chi vive in zone vincolate deve produrre anche la relazione paesaggistica in diverse copie. Ed è qui che arriva la beffa, perché questa non è la relazione paesaggistica normale, ma è quella semplificata! Ecco che torna il concetto in un esempio mal venduto, mal applicato. La pratichetta passerà al vaglio delle strutture tecniche comunali, della commissione e forse anche della Soprintendenza. Il tutto per tagliare un albero secco, dalla fine già sentenziata ed eseguita.

            Ecco da dove nasce il partito della semplificazione: da esempi paradossali che arricchiscono gli appunti di chi vede dappertutto malaburocrazia. Ecco da dove nasce: dall'insistenza con cui si vuole applicare una norma e una procedura per qualsiasi cosa, quando basterebbe il verbale di un tecnico comunale che viene a vedere la pianta, distinguendo la cuccia dalla casa.

Paolo Felici

paolo_felici@alice.it

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