Nel mondo della finanza la chiamano “The Ultimate Commodity” l’ultima merce, la merce finale, nello stesso senso di quando si dice “l’ultima sponda”. Parlano dell’acqua. La considerano la sponda finale del processo di mercificazione della vita e del Pianeta Terra.

Una merce che genera profitti elevati. Secondo il “libro bianco” 2Opportunity

. Il “capitalismo verde” sarebbe, sempre secondo detti pontefici di cui numerosi sono i “servitori” cresciuti di recente in tante università italiane, la testimonianza evidente della perenne capacità di rinnovamento del sistema capitalista. per l’appunto: un business formidabile, una notevole opportunità di profitto nel contesto della nuova (supposta e sperata) crescita economica mondiale che sarebbe alimentata, secondo i pontefici attuali dell’economia capitalista mondiale, dalla nuova “economia verde” sotto l’egida del nuovo L’

Il “capitalismo verde”, nella scia del quale si situa il “capitalismo blu”, pretende di rappresentare un mutamento strutturale del capitalismo perché starebbe trasformando l’economia mondiale fondata sull’utilizzo non sostenibile di risorse fossili e di altre risorse naturali, anche rinnovabili, in un’economia fondata sull’utilizzo “sostenibile” di risorse rinnovabili e naturali “amichevoli per la vita sul Pianeta, nell’interesse anche delle generazioni future.

Al centro di siffatto mutamento ci sarebbe, in particolare, la presa di coscienza della finitezza delle risorse idriche, (per quanto rinnovabili) e, quindi, dell’importanza di saperne gestire la scarsezza affinchè i bisogni attuali e futuri di acqua buona per usi umani della popolazione mondiale siano soddisfatti in maniera ottimale, soprattutto dal punto di vista dei rendimenti economici.

Con il termine “capitalismo blu” intendiamo l’affermazione nel corso degli ultimi quarant’anni di una società capitalista fondata sulla mercificazione della vita e sulla privatizzazione del “vivere insieme” a partire da una concezione dell’acqua della Terra, in particolare l’acqua dolce, come un bene economico, una risorsa economica al pari del petrolio o del gas, un prodotto industriale, una merce (anche se, i gruppi dominanti dicono, differente dalle altre merci). Che si può e si deve vendere e comprare; che deve avere un prezzo di mercato. Una società che afferma che non v’è diritto all’acqua se non si paga l’acqua perché essa non può essere fornita “a titolo gratuito”; che avere accesso all’acqua costa e, quindi, si deve pagare in funzione del consumo; che l’acqua deve essere gestita secondo una logica di efficienza ed efficacia capitalista (cioè, l’utilizzo dell’acqua deve generare la creazione di valore per il capitale investito).

Così:

■in Cile, la costituzione di Pinochet, ancora oggi in vigore, riconosce il diritto di proprietà privata dell’acqua;
■la Direttiva Quadro Europea sull’acqua del 2000 ha legalizzato il principio “chi consuma paga” e del prezzo dell’acqua fondato sul principio che esso deve essere fissato ad un livello tale da permettere la remunerazione del capitale investito (cioè, un livello appropriato di profitto finanziario), perché altrimenti il capitale privato non avrebbe alcun interesse ad investire nel settore dell’Acqua;
■la grande maggioranza degli Stati europei ha promosso la privatizzazione dei servizi idrici;
■dal 2000 non si contano più i fondi d’investimento speculativi attivi nel settore dell’acqua (esplosione del capitalismo blu finanziario);
■l’acqua minerale è stata trasformata in un grande business commerciale (l’acqua San Pellegrino, diventata di proprietà di Nestlè, troneggia sulle tavole dei ristoranti chic di Osaka, New York, Mosca, San Paolo, Johannesburg….).
In realtà, che sia blu, verde, rosso, selvaggio, a volto umano, renano, cinese, brasiliano, nazionale, municipale, mondiale….. è sempre capitalismo.

Con la complicità dei poteri pubblici di molti Stati e l’avallo del mondo delle conoscenze e dell’informazione (università, esperti, media….), i poteri forti della società capitalista hanno elaborato e diffuso l’idea dell’acqua come “oro blu” (in analogia al petrolio, l’oro nero del XIX e XX secolo). Su questa base, simbolicamente forte sul piano dell’immaginario collettivo, hanno spostato la cultura dell’acqua dal mondo della natura, dei diritti umani naturali alla vita, del vivere insieme e della solidarietà, del benessere per tutti, al mondo del mercato, dei bisogni di consumo, dell’efficienza produttiva, commerciale e finanziaria, del “tutto ha un prezzo”, della lotta per la propria sicurezza e del proprio benessere.

Così facendo il “capitalismo blu” non solo si pone come il fiume che trascina la società umana verso l’ultima sponda della mercificazione della vita e, quindi, pretende di salvare la società capitalista dal fallimento strutturale, ma si candida anche a diventare il fiume della privatizzazione del potere politico e, quindi, dell’apertura di un nuovo corso di esaltazione dell’assolutismo economico capitalista in linea con la teologia universale capitalista.

1.”, sottolinea a giusto titolo Mc Whinney, “the water shortage creates investment opportunities”. In un’economia capitalista quel che da valore è la scarsezza, la rarità!, articolo pubblicato in Investopedia. Special Feature “Green Investing”, 3 novembre 2010. In questa breve nota, l’autore, consigliere finanziario, ricorda l’importanza crescente dell’acqua per i mercati finanziari e segnala i principali indici destinati a depistare e misurare le opportunità legate agli investimenti nel settore dell’acqua (citiamo il Palisades Water Index, il Dow Jones U.S. Water Index, l’ISE.B&S Water Index, il S&P 1500 Water Utilities Index, il Bloomberg World Water Index ed il MSCI World Water Index). Non c’è male per l’acqua: gli operatori finanziari dimostrano di avere sempre di più un interesse “morboso” per l’acqua. La ragione è piuttosto semplice “Like any other James E. Mc Whinney,
2., di Lily Donge (Calvert Asset Management Company Inc.) e Jens Peers e Craig Boynthron (Kleinworth Benson Investors International Ltd.) in Cfrwww.calvert.com sito di Calvert Investments, impresa di gestione di investimenti.

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