di Claudio Conti

L'assemblea ha dato il via libera definitivo alla ratifica del fiscal compact (368 sì, 65 no e 65 astenuti). Idv e Lega hanno votato contro. Con l'espressione "fiscal compact" viene indicato l'obbligo, per l'Italia, di portare l'ammontare totale del debito pubblico al 60% del Pil entro 20 anni. Un compito impossibile per chi attualmente viaggia al 123% e ha un Pil fermo da anni o, come da 12 mesi, addirittura in recessione.
Di fatto significa per i governi che si succederanno da qui in poi dovranno varare "manovre" da 45 miliardi ogni anno fino al 2032.
Da ora in poi vedremo soltanto tagli alla spesa pubblica, in continuazione e senza alcuna possibilità - per i partiti che accettano di governare sotto questa spada di Damocle - di modificare in nulla questa decisione. Che è al tempo stesso suicida e idiota sul piano economico. Di fatto, potremo soltanto ottenere un caduta del Pil rapidissima, perché - come mostrato da diversi economisti di vaglia, tra cui Nouriel Roubini - si innesca a questo punto un "moltiplicatore keynesiano al contrario", dove per ogni euro in meno di spesa pubblica se ne perdono due di Pil.
Chi ci guadagna?
Soltanto quei capitali "liquidi" che possono venire a fare shopping a poco prezzo di imprese e di immobili prestigiosi, di monumenti (scommettiamo?) e territorio.
La "politica", da oggi, è in Italia ufficialmente morta. Almeno quella che ha il palazzo come riferimento operativo. Per 20 anni, infatti, il "programma di governo" è già scritto. Le promesse elettorali, dunque, dovranno prendere in esame altri argomenti. Sempre meno vicini ai bisogni della popolazione.
L'unico spazio che si apre è quello per un'opposizione radicale. Ma occorre più intelligenza che rabbia, in questa impresa. Perché la prateria è immensa, e i "cavalli antagonisti" che stanno in scuderia hanno le gambe decisamente corte. Almeno per ora...

Fonte: contropiano.org

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