Di Ciuenlai - Non vi affannate a dare la caccia ai fantasmi. Il primo partito non nè il Pd , né FI. Sul più alto gradino del podio salgono i civici e le liste non assimilabili ai partiti tradizionali. Queste formazioni valgono più del 50% dei voti espressi nei 26 capoluoghi di provincia in cui si è votato ieri. Allora un cittadino su due si è astenuto e metà di chi ha messo la scheda dentro l’urna ha scelto quelli non di partito. Questo vuol dire che per le formazioni tradizionali è notte buia.

Le Forze politiche che vediamo scannarsi in TV tutti i giorni rappresentano appena, messe tutte insieme, meno di un quarto dell’elettorato. Se Domenica, per un qualche miracolo, le formazioni civiche e non assimilabili ai partiti si fossero messe insieme, avrebbero vinto al primo turno  in 17 capoluoghi (65,4%), sarebbero andati sicuramente al ballottaggio in 5 casi (19,2%) e avrebbero potuto perdere subito) in soli 4 comuni (15,4%). Il fenomeno segnala dunque il crescere della disaffezione popolare verso le forze politiche presenti in Parlamento. Il 75% degli italiani si astiene o cerca altro. C’è tanta voglia di alternativa. Manca solo chi gliela offre.       

PD PRIMO PARTITO? E' ANDATO BENINO MA I DATI DICONO ALTRO - Nonostante questi numeri Letta continua a fare festa perché secondo lui il suo Pd è il primo partito. Secondo i dati riportati sopra, se anche fosse vero, sarebbe il 20% scarso del 25% del totale degli elettori. Poca roba! Ma se andiamo a vedere il dettaglio dei 26 comuni capoluoghi si scopre che i democratici hanno ottenuto meno del 15%  nel 54% dei casi (con diverse città sotto il 10%), tra il 15/20 % nel 16% delle situazioni, tra il 20/25 % nel 27% delle città in questione e solo in un caso più del  25% dei voti (ci riferiamo al 25,7% di Lodi). E gli altri? Salvo rare occasioni da catalogare tra i “desaparecidos”.

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