Di Natalia Andreani

A sei giorni dall’appuntamento referendario, e mentre va avanti a ritmo serrato la battaglia dei comitati promotori per portare alle urne almeno 25 milioni di italiani, il fronte antinucleare trova un nuovo sponsor di punta: gli oncologi italiani o per essere ancora più precisi l’Associazione di oncologia medica (Aiom), riunita in questi giorni a Chigaco per il congresso dei colleghi americani. «Il nucleare fa male, è cancerogeno. Per questo l’invito che facciamo ai cittadini è quello di votare sì ai referendum del 12 e 13 giugno», ha dichiarato ieri, a margine del convegno negli States, il presidente dell’Aiom, Carmelo Iacono. «Il problema è che il nucleare non è controllabile e ciò è stato dimostrato in Giappone. Al contrario ci sono tante possibilità di ottenere energia pulita da fonti alternative. Dunque lasciamo stare il nucleare», ha aggiunto Iacono senza giri di parole e con buona pace delle opinioni del professor Umberto Veronesi, il più celebre tra gli oncologi italiani, che ha sempre difeso le centrali atomiche e che nei mesi scorsi, dietro decisione del governo, aveva assunto la presidenza dell’Agenzia per la sicurezza nucleare.

Contro la politica energetica decisa da Berlusconi si schiera anche il governatore leghisita del Veneto, Luca Zaia. «Non indico la linea del partito, ma il sentimento del popolo e voterò sì ai quesiti su acqua e nucleare», ha detto ieri l’esponente del Carroccio. Il referendum per fermare la conversione del paese al nucleare deve tuttavia superare un altro scoglio. Martedì la corte costituzionale dovrà pronunciarsi sulla legittimità del quesito così come riscritto dalla Cassazione. E in aula ci sarà lo stuolo di avvocati dello Stato incaricati da Berlusconi di battersi per ottenere l’inammissibilità e far saltare il voto. Il premier è convinto di spuntarla anche perché proprio lunedì alla presidenza della Corte sarà eletto Alfonso Quaranta, giudice ben visto dall’area Pdl.

L’ultima mossa del premier non spaventa il leader di Sinistra Ecologia e Libertà Nichi Vendola. «I furbetti sono stati sconfitti più di una volta e lo saranno ancora. Siamo davanti alla necessità di cambiare il modello di sviluppo e di difendere il territorio come un bene comune», ha detto il governatore della Puglia affermando che «l’acqua e il territorio sono beni comuni proprio come la giustizia che non è privatizzabile e non può essere piegata alle logiche di un individuo o di un gruppo». Il ricorso «è solo l’ultimo, ipocrita e disperato tentativo del governo di impedire ai cittadini di esprimere la loro volontà», tuona anche il leader dell’Idv Antonio Di Pietro mentre la segreteria nazionale del Pd, con i gruppi parlamentari di Camera e Senato, ha deciso di scendere sul piano legale e si è costituita davanti alla Consulta, con l’avvocato Giovanni Pellegrino, chiedendo il rigetto dell’istanza presentata dall’esecutivo.

L’adesione al referendum è arrivata ieri anche dalla Destra di Storace che invita a votare 3 sì per acqua e nucleare e a non ritirare la scheda sul legittimo impedimento. Il quorum sembra dunque vicino. I comitati promotori però non mollano. Anzi. Il passa parola ha invaso il web e in vista del rush finale in tutte le città d’Italia sono in corso iniziative di informazione alla cittadinanza, presidi, eventi teatrali, dibattiti, aperitivi e pedalate in bici. La maratona andrà avanti fino alla veglia di sabato notte: un grande happening senza bandiere di partito che si concluderà soltanto lunedì con i risultati delle urne. Ancora incerta la scelta della piazza.
 

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