Musica: Lennon, trent'anni fa la morte
Imagine. Ecco, immaginate che John Lennon non fosse stato ucciso trent'anni fa, l'8 dicembre del 1980. Che per il suo ingresso nella leggenda non fossero state necessarie le cinque pallottole di Mark Chapman; che avesse vissuto questi anni tra la pubblicazione di dischi nuovi, magari non tutti eccelsi, scandali legati all'uso di stupefacenti, scontri furibondi con le amministrazioni repubblicane. Immaginate un Lennon settantenne che si mobilita contro l'impegno bellico in Afghanistan e in Iraq con una esercito di milioni di beatlemaniaci al suo fianco. O forse no. Difficile che un musicista cambi il corso della storia, ma Lennon era qualcosa di diverso e di più di un musicista, di un artista geniale. Lennon era un'icona vivente, un simbolo.
I “Fab Four” fecero la storia, accelerando le trasformazioni sociali, accompagnandole e dando una colonna sonora tanto ai movimenti di contestazione del 1968 - in maniera diversa e più “pop” rispetto a chi si alternò sul palco di Woodstock - e alle generazioni successive. Senza distinzioni di classe: dai figli dell'alta e media borghesia al sottoproletariato urbano. Lennon si fece icona dei diritti civili negli Stati Uniti, dimostrando anche di sapere utilizzare il mezzo televisivo, di saperlo controllare. Ne è prova la sua apparizione al Dick Cavett Show in cui, vestito in camicia militare e pantaloni tipo “cargo”, affontò le questioni più spinose del tempo, corsa agli armamenti e guerra in Vietnam su tutti, alternando duri atti d'accusa con battute di spirito.
Forse non avranno festeggiato, ma alle 23,07 di quell'8 dicembre in molte stanze segrete degli Stati Uniti devono aver tirato un sospiro di sollievo. Non era gradito allo zio Tom, John Winston Lennon. A lungo si è parlato, per la sua morte, di un complotto ordito dalla Cia, ma a distanza di trent'anni restano soltanto due certezze: che Lennon non c'è più e che il suo assassino è ancora chiuso in una prigione americana. C'è anche una fotografia che ritrae Lennon in compagnia del suo assassino. È intento a firmare un autografo con dedica su una copia dell'ultimo disco “Double Fantasy”. Quettro ore più tardi Lennon fa ritorno nella casa di Manhattan in cui vive assieme a Yoko Ono e Chapman è lì che lo aspetta. Ha con sè una pistola, oltre che all'lp firmato e a una copia del libro di Salinger The catcher in the rye. Gli urla una frase, senza dargli del tu: «Ehi mister Lennon, lei sta entrando nella storia!».
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