Nell'euforia generale per il nuovo 'eroe' Monti si prepara la manovra correttiva di dicembre, cioè dopo il vertice dell’Eurogruppo del 29 e 30 novembre. Perché il professor Monti non fa nulla se non ha l'ok da parte di chi lo ha voluto lì. Prima di decidere l’entità dei nuovi sacrifici Monti attenderà il giudizio della delegazione di funzionari della Commissione che la scorsa settimana è stata a Roma per valutare lo 'stato di salute' dei conti italiani. A quel punto sarà pronto per presentare il primo 'pacchetto' di misure. Non c'è ancora nulla di definito, ma alcuni dettagli si conoscono già.

C’è la reintroduzione dell’Ici sulla prima casa attraverso l’anticipo degli effetti dell’Imu, l’imposta municipale unica sui servizi e la rivalutazione delle rendite catastali. Così come è possibile un aumento di almeno un punto dell’Iva agevolata al 10% (il governo Berlusconi aveva aumentato quella al 20% passandola al 21%). Per quanto riguarda le misure di sgravio, che secondo indiscrezioni dovrebbero servire a controbilanciare quelle di inasprimento fiscale, ci sono meno certezze perché sono diverse le pressioni: per esempio la Confindustria preme per un segnale alle imprese (ovvero sul lato dell’Irap), mentre il quotidiano della Cei Avvenire chiede ad esempio di tenere conto, nella riformulazione della nuova tassa sugli immobili, delle famiglie numerose. Una cosa è certa: chi spera in grandi boccate d’ossigeno sarà deluso perché i vincoli di bilancio sono strettissimi e in europa si deve andare con la parola d'ordine 'rigore'.

Monti prova a usare la calcolatrice per stilare un programma di austerità da portare martedì a Bruxelles, dove incontrerà i presidenti di Commissione e Consiglio, Barroso e Van Rompuy, i quali gli potrebbero anticipare l’esito del giudizio dell’Eurogruppo. Poi di nuovo a Roma per atri 'ritocchi', poi giovedì un nuovo appuntamento europeo con i 'maestrini' Nicolas Sarkozy e Angela Merkel. Qualcuno vorrebbe che Monti dicesse a francesi e tedeschi che c'è bisogno di nuove regole per la Banca centrale europea, ma il premier ha già fatto sapere che va bene così e che la priorità è 'ridare credibilità' all’Italia. Se poi questa 'credibilità' si raggiunge anche attraverso altri colpi alle pensioni e al mondo del lavoro (la proposta Ichino è lì che aspetta), allora il 'pacchetto' diventerà un bel 'paccone' ai danni dei cittadini. Novità, nessuna. Tutto secondo programma.

Fonte: controlacrisi.org
 

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