di Franco Calistri, Socialismo 2000-Federazione della Sinistra

Sull'onda degli attacchi speculativi nei confronti dei titoli di debito italiani, maggioranza ed opposizione, rispondendo all'appello del presidente Napolitano e nell'assordante silenzio del premier Berlusconi, stanno cercando di trovare un'intesa per far passare in tempi brevissimi la manovra correttiva dei conti pubblici varata con decreto legge dal governo. Si parla di giovedì come termine ultimo per la sua approvazione in Senato e la settimana successiva per la Camera. Per salvare la patria questo ed altro. Al momento non si conoscono quali aggiustamenti per venire incontro alle richieste delle opposizioni, il governo sia disposto a concedere, resta il fatto che questa manovra nella sua filosofia di fondo è iniqua e, per giunta, assai poco credibile, per cui non si capisce, a meno di stravolgerla totalmente, quali possano essere i margini per una sua approvazione o benevola astensione da parte delle opposizioni parlamentari.

E' una manovra poco credibile che, nonostante gli attestati di Bruxelles, difficilmente riuscirà a convincere i mercati. Per centrare l'obiettivo di azzerare il deficit entro il 2014 occorre una correzione dei conti pubblici di circa 2,3 punti percentuali, ovvero reperire 40 miliardi di euro. La manovra ne prevede 25, i 15 mancanti verranno reperiti attraverso una non meglio specificata delega fiscale da attuarsi nel 2014. A ciò si aggiunga il fatto che la quasi totalità della manovra peserà sul 2013 e gli anni successivi, quando ci sarà un governo diverso dall'attuale. In sostanza c’è un rinvio (a una legge delega) nel rinvio (ai governi futuri). Come tutto ciò possa rassicurare i mercati è davvero un mistero.

Nel merito la manovra è fatta tutta di tagli, in primo luogo ai trasferimenti alle Regioni, province e comuni (0,4 miliardi nel 2012, 3,5 miliardi nel 2013 e 7,4 miliardi nel 2014), alla sanità (2,5 miliardi nel 2013 e 5,0 miliardi nel 2014), mentre i risparmi sulle pensioni frutteranno 0,6 miliardi fin dal 2012 per passare a 1,1 miliardi nel 2013 e nel 2014. Sono previsti anche tagli alle spese dei ministeri (6,0 miliardi a regime dal 2014). Nel complesso i tagli alle spese ammontano a 1,9 miliardi nel 2011, 4,1 miliardi nel 2012, 10,9 miliardi nel 2013 per finire nel 2014 con tagli a regime pari a 18,8 miliardi. Sul versante delle entrate i maggiori introiti provengono dall'aumento di imposte di natura regressiva a somma fissa, come l'imposta sui depositi di titoli (3,5 miliardi nel 2013), che colpisce sopratutto i piccoli risparmiatori azzerando i rendimenti di un investimento di 30.000 in titoli di stato. (altro che patrimoniale!) Da non dimenticare che la delega fiscale nel 2014 dovrà reperire 15 miliardi ma in aggiunta a quelli necessari per finanziare la rimodulazione delle aliquote Irpef, con il loro passaggio dalle attuali cinque a tre, senza peggiorare la posizione di alcuna fascia di contribuente. Quindi le risorse da reperire nel 2014 possono essere ragionevolmente stimate in 25 miliardi, 15 previsti dalla manovra e 10 necessari a rimodulare ed alleggerire il carico fiscale. Dove reperire queste risorse è un mistero, l'unica voce di spesa da ridurre, cui si fa esplicito riferimento nella legge delega, è quella assistenziale. E non osiamo pensare cosa si nasconda dietro questa intenzione. Infine niente di niente per lo sviluppo, anche i timidi tentativi di liberalizzazione degli ordini, prima annunciati sono poi rimasti nei cassetti.

Su questa base risulta francamente difficile pensare di trovare dei punti di intesa per avvallare una manovra profondamente iniqua e fondamentalmente di facciata, non credibile con tutti suoi rimandi a governi futuri.
 

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