Chi non conosce la canzoncina augurale di buon compleanno che inizia con “Tanti
auguri a te…eccetera…” ? Nel refrain finale la canzoncina dice “perché è un bravo
ragazzo….nessuno lo può negar, eccetera”. Ecco, che Franco Parlavecchio, neo
segretario del Partito Democratico perugino sia un bravo ragazzo nessuno lo può
negare, appunto, ma nessuno può negare anche che non sia uno “messo là, nella vigna/
a far da palo “, come ci dice Giuseppe Giusti nell’indimenticabile poemetto dal
titolo “Sant’Ambrogio”, dedicato agli ignari soldati austroungarici messi a far la
guardia a interessi superiori che non erano certo i loro. Questi riferimenti alla
letteratura popolare ci sono utili per richiamare all’attenzione alcuni giudizi espressi
qua e là sul neo segretario, provenienti in gran parte dall’interno del suo partito e
dintorni. Quell’insistente “è un bravo ragazzo….” per chi ha frequentato o frequenta
ambienti vicini al modo italiano di fare politica significano uomo (politico) di scarso
peso, bravo ma ininfluente, bravo ma assolutamente non pericoloso e nel contesto
della partitocrazia correntizia questo è importante perchè consente ai “correntisti” (da
non confondere con quelli bancari o postali) di continuare a lavorare tranquillamente
al servizio della propria corrente senza che qualcuno (in questo caso il neo segretario)
metta troppo il naso nelle loro vicende (politiche si intende) e tantomeno in quelle
della corrente di appartenenza. Insomma secondo alcuni è stato scelto un
segretario “nuovo” sotto tutti gli aspetti , in quanto Parlavecchio non ricoprendo fino
ad oggi nessun incarico nell’apparato dirigente del partito, ha consentito un accordo
fra le varie correnti senza che ciò dovesse comportare il solito sfinimento al quale ci
hanno abituato gli ultimi congressi del PD. Insomma un rinnovamento che dovrebbe
lasciare tutto come prima. Una vecchia ricetta della vecchia politica. Ma che ne pensa
il diretto interessato, cioè Franco Parlavecchio? Nelle prime interviste da lui rilasciate
emerge la volontà di cambiare molte cose, dai rapporti fra partito e istituzioni, al
rapporto con i circoli e con la società civile, al modo di costituire la sua squadra e
inoltre, udite, udite, ha dichiarato di credere in una politica della leggerezza, della
simpatia e del divertimento, intendendo per divertimento, nient’altro che il “piacere”
di fare politica, concetto che al giorno d’oggi ha dell’incredibile. Ma Parlavecchio
è ”un bravo ragazzo…” quindi può dire ciò che vuole, tanto non impensierisce e
tantomeno minaccia nessuno, pensano in molti, ma è proprio così? O non potrebbe
essere questo il caso di un “bravo ragazzo” che invece intende onorare quel “bravo”
con una volontà di cambiamento vera e non presunta? In questo caso, in molti
dovrebbero ricredersi sul significato recondito di quel “bravo” e a Franco
Parlavecchio toccherebbe l’onore e l’onere di riscrivere il vero significato della parola
e se questo avverrà pensiamo che possa essere un bene per tutti. Intanto emerge da un
libro, quello scritto recentemente da Pier Luigi Celli, dal titolo”La generazione
tradita”, che “L’Italia non è un paese per giovani….”, tantomeno in politica dove,
sempre secondo Celli, “ è forse più utile selezionare sulla base delle fedeltà esibite di

quanto non serva puntare su competenza e affidabilità”. Il neo
segretario ,appartenente alla “generazione tradita” di cui parla Celli, sarà capace di
invertire questa generalizzata tendenza ormai strutturata anche all’interno della
sinistra? Sarebbe veramente bello che da un grande partito oggi alla difficoltosa
ricerca dei suoi antichi valori, emergessero “bravi ragazzi” capaci di apportare
quell’audacia necessaria a sconfiggere conservatori e qualunquisti, dicendo “cose di
sinistra”. Sì, Franco Parlavecchio può essere veramente, “un bravo ragazzo”.

Gian Filippo Della Croce

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