“Una voce chiama la sentinella: quanto durerà la notte? E la sentinella risponde: verrà il mattino ma è ancora notte. Se volete domandare , tornate un’altra volta.” Lo scrive il profeta Isaia, ed è chiaramente applicabile alla condizione che sta vivendo la sinistra italiana. Forse, dopo la vittoria dei ballottaggi, il mattino comincia a rischiarare la notte berlusconiana nella quale la sinistra è immersa ormai da troppo tempo. Ma è per ora soltanto una luce nel buio, una strappo sul sipario al di là del quale il Cavaliere continua la sua stanca recita. Il voto di Milano e Napoli può essere perciò inteso come una salva di ortaggi lanciati dalla platea indignata in direzione del primo attore che stecca la battuta. Ma allora chi ha vinto e chi ha perso? Ha vinto la gente, i cittadini di Milano e di Napoli, che hanno voluto le elezioni primarie per esprimere i “loro” candidati (anche contro le resistenze delle segreterie) e poi li hanno votati in massa, facendoli votare anche da chi non aveva partecipato alle primarie ma vedeva in quei candidati una reale possibilità di cambiamento.

Hanno perso i partiti, che alla fine si sono dovuti piegare alla spinta popolare proveniente dalle primarie ed accettare candidati scomodi (nella logica delle segreterie ovviamente) come Pisapia e De Magistris e fra i partiti della sinistra che più hanno “sofferto” questi risultati c’è il Partito Democratico. Certo, non è il caso di recriminare su una vittoria, che c’è stata ed è stata grande, ma una valutazione a “sangue freddo” va fatta perché queste elezioni amministrative hanno dato alla politica e ai politici della sinistra più di un segnale. Dicevamo dei partiti, è davanti agli occhi di tutti che la vecchia forma partito , già in crisi, ma caparbiamente convinta di poter continuare ad esistere nonostante tutto, si è definitivamente volatilizzata e qui il segnale per il Partito Democratico è forte, come lo è anche un altro segnale: la “sinistra unita può vincere”, è stato un segnale gridato forte dagli elettori, affinché possa essere udito da orecchie che non vogliono sentire, e speriamo che questa volta abbiano sentito bene perché forse non ci sarà un’altra volta.

Uniti si può vincere, allora chi è che ha paura di questa “eventualità”? Sì perchè va detto con franchezza, c’è chi a sinistra ha paura di vincere! Allora vengano allo scoperto costoro e si misurino con la realtà di un elettorato di riferimento che non ne può più di perdere, lascino le loro comode rendite di posizione, i loro privilegi, e vengano più spesso in mezzo ai precari, ai disoccupati, agli insegnanti, agli intellettuali, agli operai, agli studenti, perché se vincendo dovranno poi governare, debbono farlo per loro. Il popolo di sinistra ha dimostrato in due grandi città, la sua voglia di vincere e di governare, i comuni come il Paese, e i partiti della sinistra devono adeguarsi a questa realtà. E’ accaduto anche in Umbria, ma qui la lettura è diversa, perché in Umbria la sinistra è da sempre forza di governo nei comuni, nelle province, alla regione,ma anche in Umbria sono passati i candidati “scomodi”e poi c’è il segnale che viene da Nocera, una sconfitta bruciante che poteva essere evitata e quello che viene da Città di Castello , dove una forza della sinistra che si credeva estinta ha dimostrato invece di essere ancora viva e vegeta e di far eleggere il suo rappresentante prima alle primarie e poi alla carica di sindaco. E’ finito il tempo delle semplificazioni e dei luoghi comuni, sta finendo anche quello delle astuzie e delle furberie, con le quali, si può sopravvivere, ma non governare.


GIAN FILIPPO DELLA CROCE
 

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