Un antico quanto saggio proverbio che tutti conoscono dice “ scherza coi fanti e lascia stare i santi”, che in breve significa non mescolare il sacro con il profano, ma perché abbiamo citato questo vecchio proverbio? La storia comincia da un intervento del vescovo di Terni mons. Paglia , un uomo di notevole spessore culturale , un ministro del clero accorto, che sa interpretare in chiave moderna il messaggio evangelico e che appunto dichiara pubblicamente qualche tempo fa che il nuovo Statuto della Regione dell’Umbria, approvato nella scorsa legislatura, debba necessariamente comprendere, a suo avviso, precisi riferimenti agli insegnamenti di San Benedetto e di San Francesco, due prestigiosi e famosi santi umbri.

Nulla da eccepire dal suo punto di vista, mons.Paglia è prima di tutto un sacerdote e in vista della prossima visita che Papa Benedetti XVI farà ad Ottobre ad Assisi, egli come presidente della Conferenza Episcopale Umbra ha pensato che questo atto possa attrarre la simpatia del pontefice nei confronti della nostra regione.

E’ dunque il pensiero di un sacerdote desideroso di offrire al Papa un segno tangibile della devozione delle genti umbre. Più difficile risulta da capire l’atteggiamento di alcuni politici, che neanche si era spento l’eco delle parole del prelato che già rilasciavano dichiarazioni di entusiastico appoggio al suo pensiero, aggiungendo toni irati, scandalizzati e bellicosi nei confronti di chi non la pensasse come loro, cioè non vedesse la urgente necessità di adeguare lo Statuto con l’inserimento di precisi riferimenti ai santi Benedetto e Francesco.

Ma che cos’è prima di tutto lo Statuto della Regione? E’ un atto giuridico contenente la normativa fondamentale che regola l’organizzazione degli organi regionali, quindi uno strumento assolutamente laico che per la sua funzione non dovrebbe seguire ideologie o dottrine. E qui comincia la confusione, perché fra chi ritiene necessario l’aggiornamento e chi non lo ritiene necessario non solo volano parole grosse ma addirittura pesanti invettive contro una presunta ideologia comunista che permea il documento e quindi darebbe una immagine sbagliata e arretrata della nostra regione, mentre dall’altra parte si ribatte che i riferimenti al patrimonio spirituale dell’Umbria sono già chiaramente espressi nel documento.

Ovviamente volano oltre alle invettive, interpellanze, mozioni e dichiarazioni su dichiarazioni ai media, un clima che assomiglia sempre più a una guerra di religione che lascia veramente sorpresi quanti conoscono il clima di tolleranza e di civiltà caratteristico della politica in Umbria.

Riflettendo meglio su quanto sta accadendo, non può sfuggire però il fatto che ci potrebbe essere dietro a tutto questo il disegno di un tentativo di spaccare l’attuale maggioranza che governa la Regione, cavalcando il presunto sdegno nei confronti dell’attuale Statuto. Sdegno che ha trovato sponda nell’area cattolica del Partito Democratico ma che a sua volta ha scatenato anche il fuoco di fila delle altre anime della coalizione di sinistra a difesa della laicità dello Statuto regionale.

Che il centrodestra locale, più volte accusato di apatia nei confronti della maggioranza di centrosinistra, abbia deciso di passare all’offensiva utilizzando il desiderio del vescovo di Terni? Può essere, in mancanza di altri argomenti che ad onor del vero sarebbero ben più congeniali ad un confronto “politico” , tutto può essere “utile”. Anche perché la fama di cui godono i santi Francesco e Benedetto nel mondo, non ha certo bisogno di ulteriori ritocchi così come l’Umbria non può essere interessata da una disputa il cui significato quasi sta sconfinando in una operazione che ha quasi il sapore di una sua “ricristianizzazione” Pensiamo, anzi ne siamo certi che non era questo il significato delle parole del vescovo Paglia, quindi sarebbe bene che tutti facessero un passo indietro riconsiderando con la dovuta attenzione il saggio proverbio “scherza coi fanti e lascia stare i santi”……

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