Winston Churcill, lo statista inglese, usava dire , parlando a proposito della “battaglia d’Inghilterra” che “…..mai nella storia, molti, debbono tanto a così pochi…”. La “battaglia d’Inghilterra”, come è stata chiamata e così è passata alla storia è un importante episodio della seconda guerra mondiale , quando pochi ma eccellenti piloti inglesi su ottimi aeroplani, sconfissero la Luftwaffe , la potente armata aerea tedesca che spadroneggiava nei cieli britannici, imprimendo al conflitto una svolta decisiva in direzione della vittoria degli Alleati. Anche i tedeschi avevano ottimi aeroplani , ma quei “pochi” avevano dalla loro parte anche ottime motivazioni e queste fecero la differenza. Una delle più importanti era che dovevano dimostrare al mondo libero che li aveva lasciati soli, che c’era la possibilità di fermare la poderosa macchina bellica nazista. Leggo su un noto quotidiano che ha relegato a pagina dieci cronache e commenti sul referendum alla Fiat di Mirafiori ( le pagine precedenti sono invece tutte occupate da Berlusconi e il suo bunga-bunga) il commento di un operaio intervistato sul cancello della fabbrica : “ …perché tanti hanno preferito caricarci sulle spalle un peso che per noi è troppo grande? Siamo operai, siamo un gruppo anche abbastanza piccolo, noi cinquemila dobbiamo votare e scegliere per tutta Italia, perché ci hanno lasciati soli?” E qui mi è venuto in mente il parallelo con la “battaglia d’Inghilterra” e le sue molte analogie con la “battaglia di Mirafiori”, dove Luciano, come viene chiamato l’operaio dell’intervista , si scaglia con rabbia contro chi ha lasciato soli lui e i suoi compagni a decidere per tutti. Sì perché è andata proprio così, gli operai torinesi hanno combattuto la loro battaglia da soli, mentre le gerarchie politiche e sindacali della sinistra restavano in finestra oppure affermavano nelle loro interviste che Marchionne “parla troppo” ( Bersani), ma a Mirafiori in fondo le cose dovevano cambiare e gli operai dovevano capire che per come si erano messe le cose il referendum sarebbe stato una battaglia persa. Addirittura la segretaria nazionale della CGIL aveva più volte cercato di convincere la FIOM a desistere dalla resistenza ad oltranza, cercando magari un’intesa dell’ultimo momento che all’indomani della sconfitta sicura nel referendum lasciasse almeno la possibilità di una “firma tecnica” in calce all’accordo già siglato da CISL e UIL . Ma i pochi hanno preferito la battaglia ed hanno avuto ragione perché anche se il SI sostenuto da Marchionne e dagli altri sindacati ha vinto, quasi la metà della fabbrica ha invece votato NO e quindi sulla formale vittoria dei SI grava la pesante ipoteca di un vasto dissenso nei confronti di un accordo che da molti viene giudicato indispensabile e intangibile, presentato dalla dirigenza aziendale come l’ultima spiaggia per Mirafiori. Così gli operai che erano stati dati per estinti, sono invece tornati alla ribalta della storia del nostro Paese attraverso una battaglia combattuta da pochi nell’interesse di molti, cioè di tutti i lavoratori italiani ed europei ai quali era stato detto che le multinazionali avrebbero rigenerato il mondo del lavoro e che la globalizzazione era una importante occasione di sviluppo per tutti. Ma i pochi di Mirafiori (comprendiamoci anche quelli che hanno dichiarato di votare si per paura ma hanno chiesto alla Fiom di andare avanti) con la loro cocciutaggine hanno dimostrato a tutti che anche la formidabile forza di una multinazionale può essere fermata. L’obiettivo di Marchionne : il 60% di SI, non si è realizzato e quindi dovrà fare i conti comunque con una fabbrica difficile da governare e con un sindacato , la FIOM che pur messo alla porta di fatto ha dalla sua parte la maggioranza degli operai. Dall’analisi del voto si evince come la spinta decisiva alla vittoria del SI l’abbiano data gli impiegati e i quadri, quindi poco è cambiato in Fiat dagli anni ottanta del secolo scorso, dalla famosa “marcia dei quarantamila” che sanzionò la profonda frattura fra operai e “colletti bianchi”. Una frattura che anche allora portò alla vittoria chi si era schierato dalla parte aziendale e la Fiat ebbe la possibilità di attuare i suoi disegni di ridimensionamento del Lingotto. Una frattura che la CGIL doveva e poteva risanare, ma i tentativi in tal senso, sono stati a suo tempo frustrati dalle rigidità ideologiche presenti nella confederazione, che di fatto hanno impedito che la “battaglia di Mirafiori” potesse avere un risultato diverso salvaguardando l’unità sindacale. Comunque la battaglia c’è stata, da soli i pochi di Mirafiori si sono battuti per tutti , anche per coloro che sono stati a guardare scommettendo sulla loro sconfitta, diremo allora parafrasando Churcill “ mai nella storia del lavoro molti debbono tanto a così pochi”.

GIAN FILIPPO DELLA CROCE
 

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