di Fabio Amato - Il titolo non inganni. Siamo sempre e ostinatamente contrari alla guerra. Quella alla Libia come quella in Afghanistan. Ma visto che in questi anni l'imperialismo e le agenzie informative al suo servizio, quelle che fabbricano mostri alla bisogna (sia ben inteso, riconoscere il ruolo di queste agenzie nella campagna mediatica per giustificare le guerre non significa fare dei loro obiettivi dei santi) si sono ben esercitate nell'affiancare aggettivi che aiutassero ad addolcire l'amaro boccone alle opinioni pubbliche occidentali, ne proponiamo uno noi: la guerra "utile". Utile per i pescecani che si azzanneranno per spartirsi le ricchezze della Libia; utile per i signori della guerra che in Afghanistan hanno fatto fortune sulla pelle dei civili vittime dei bombardamenti Nato o degli attentati; utile all'industria militare statunitense e mondiale, con i profitti che salgono e le commesse in armamenti che crescono in tutto il mondo.


In Afghanistan, fino ad oggi, gli Stati Uniti hanno speso oltre 190 miliardi di dollari. E i costi aumentano. L'Italia, che con il governo Berlusconi ha aumentato la sua presenza, circa 700 milioni di euro all'anno. Utile per i narcotrafficanti di tutto il globo e per chi ne amministra le finanze. Utile a pochi quindi, disastrosa per molti. Per le popolazioni civili, che rimarranno per anni contaminate dall'uranio impoverito delle bombe. Per quei paesi che non vedranno mai la ricostruzione, ma la spoliazione delle loro risorse e la distruzione delle loro società.
Sulla Libia siamo stati fra i pochi che sin dall'inizio si sono opposti senza esitazione a qualsiasi intervento armato, denunciando tutta la strumentalità dell'ipocrita e illegittima risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu con la quale Francia, Usa, Gb e Italia al seguito, hanno potuto dare inizio ai bombardamenti su Tripoli. Lo scrivemmo allora, ed oggi tutto ciò è di una evidenza cristallina. La guerra in Libia non ha nulla a che fare con i diritti umani o la protezione dei civili.
La guerra in Libia è un'operazione neocoloniale finalizzata alla rapina delle risorse energetiche, finanziarie e naturali di quel paese.
Tutti i tentativi che in questi mesi sono stati tentati di evitare o di porre fine alla guerra civile e di produrre un'ipotesi di uscita negoziale dallo stallo militare di cui sono vittime in primis i civili, sono stati boicottati o ignorati. Ultimo in ordine di tempo quello dell'Unione africana attraverso il Presidente Sudafricano Zuma. 

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