Flamini/Prc Perugia: L'Umbria ripubblicizzi l'acqua come a Napoli
Rifondazione comunista di Perugia saluta con grande soddisfazione la ripubblicizzazione del ciclo integrato dell’acqua a Napoli. Il Consiglio Comunale partenopeo ha votato la trasformazione dell'azienda "Arin S.p.a." in “Acqua Bene Comune Napoli”. In altri termini siamo di fronte alla costituzione di un soggetto pubblico che gestirà la risorsa idrica e la sua ripubblicizzazione. Nello statuto dell'azienda è anche presente il principio della democrazia partecipativa che prevede spazi di partecipazione diretta dei movimenti sia per l'indirizzo che per la gestione e il principio della gratuità del minimo vitale quotidiano, oltre ovviamente all'abolizione del 7% dei profitti. Riteniamo questo fatto di straordinario valore politico sia perchè attua di fatto il voto referendario di giugno, sia perchè inizia così un percorso generale per la ripubblicizzazione del servizio idrico nel nostro paese. È infatti la prima volta in Italia che viene dato seguito al referendum: proprio grazie all'abrogazione dell'articolo 23 bis del Decreto Ronchi diventa possibile la costituzione di un'azienda speciale come ente di diritto pubblico. Noi pensiamo che questa esperienza possa e debba essere ripresa. In questo senso rispetto all'attuale fase di discussione sulle riforme del sistema istituzionale regionale pensiamo che l'Umbria e le sue Istituzioni abbiano l'occasione concreta per ripubblicizzare il ciclo integrato dell'acqua. Ci rivolgiamo quindi alle altre forze politiche e sociali della sinistra e a tutti i comitati per fare in modo che anche la nostra regione segua l'esempio napoletano per andare nella direzione della gestione pubblica e partecipata del servizio idrico.
Enrico Flamini, Segretario Provinciale Prc Perugia
Lunedì
31/10/11
12:23
Il Consiglio Regionale delle Marche ha votato, unanime, una mozione che impegna la Giunta regionale a ricorrere dinanzi alla Corte Costituzionale per rendere illegittima la manovra finanziaria nazionale.
Nel pacchetto anticrisi, approvato lo scorso agosto, l’ articolo 4 ribalta il risultato referendario. Nella Mozione la Regione si impegna a presentare ricorso alla Consulta affinché sia abrogato questo articolo che prevede una privatizzazione, a tappe forzate, dei servizi pubblici locali con scadenze precise per gli enti locali che addirittura saranno incentivati a cedere ai privati i loro servizi.
Il Governo ha violato i principi costituzionali e la giurisprudenza costituzionale che vieta di riproporre norme abrogate da un referendum.
Il decreto inoltre, consentirà la privatizzazione di ospedali pubblici e di servizi sociali come l’assistenza agli anziani e alle categorie più deboli.
Se ciò non bastasse prevede inoltre delle compensazioni economiche per i privati che subentrano ai Comuni.
Vi è poi un comma che rintroduce la distinzione tra la proprietà e la gestione del servizio idrico e su questo non c’è alcun dubbio che la volontà referendaria è stata pienamente tradita nel momento che gli elettori hanno chiaramente espresso la volontà che l’acqua sia e resti un bene pubblico. Identico ricorso è stato presentato dalla Regione Puglia che si affianca alle Marche in questo confronto costituzionale con il Governo.