Nella solenne ambientazione della Sala dei Notari, è andata in scena qualche giorno fa una rappresentazione collettiva che potremmo definire al limite fra il genere epico, quello surreale e quello fantastico : principali interpreti Francesco Bistoni “magnifico” rettore dell’Università perugina, Wladimiro Boccali sindaco di Perugia, Catiuscia Marini presidente della giunta regionale dell’Umbria e la rettora dell’Università per stranieri Giannini. Il soggetto della rappresentazione era in parte noto in parte no, cosicché c’è stata anche “suspense”, ingrediente che affascina da sempre il pubblico. Pubblico formato in gran parte dalla “casta” universitaria praticamente al completo, almeno per le posizioni che contano, che nei preliminari ha dato un saggio di impeccabile formalità anche nel gossip, esercitato con molta signorilità.

Per la verità dobbiamo dire che si è notata anche una certa tensione fra le schiere universitarie composte da presidi, docenti, assistenti, ecc…in attesa di assistere all’evento, perché nessuno era in grado di supporre nulla rispetto all’esito di quello che ad evento iniziato si è rivelato invece un confronto ad alto livello su un argomento di grande attualità ed interesse come la “governance” dell’Università nonché il ruolo della stessa nel contesto della società regionale. Una partita, che le istituzioni Comune e Regione hanno voluto giocare a carte scoperte, in pubblico, di fronte a una platea, dove la casta universitaria primeggiava per presenza, ma che registrava anche una nutrita presenza studentesca che a un certo punto ha dato vita anche a una sonora contestazione nei confronti del magnifico rettore Bistoni. Insomma c’erano tutti gli ingredienti per un grande spettacolo, che ha deluso qualcuno, ha soddisfatto qualcun altro , ha creato angosce, interrogativi, ma anche certezze. Tutto dipende da quale punto di vista si è partecipato al dibattito e quale erano le aspettative.

Sui ruoli dei protagonisti c’è da dire che mentre quelli dei soggetti “istituzionali” , cioè Marini e Boccali, sono stati all’altezza della situazione, quelli “universitari” hanno in parte deluso, in quanto sono apparsi troppo prudenti, troppo accademici e in parte troppo distanti dagli obiettivi che l’evento proponeva. Certo hanno fatto sensazione i numeri snocciolati dal rettore Bistoni: 30% di calo dei corsi e 2000 studenti in meno , nonché alcune sue constatazioni riguardo alla scarsa crescita dell’ateneo e alla carenza di risorse, e un insistito peana alle magnifiche sorti e progressive dell’Università così come la vedono illustri studiosi e anche come la inquadra la sofferta riforma del ministro Gelmini, sibillino ma non tanto un avvertimento “ la città (cioè Perugia) deve capire che non si possono più sfruttare gli studenti…”, a buon intenditor poche parole. Deludente l’ intervento della rettora Giannini, passato quasi inosservato, mentre quello della presidente Catiuscia Marini si può dire che abbia “lasciato il segno”. Infatti se di un incontro a carte scoperte si è trattato la presidente ne ha colto in pieno lo spirito, scoprendo con energia le sue carte davanti alla “casta” preoccupata per le scarse risorse e per l’incerto futuro.

Ad essi la Presidente ha ricordato con energia che servono risorse aggiuntive e non sostitutive dei tagli operati dal governo e che la Regione deve avere un ruolo nella governance dell’Università. Catiuscia Marini ha espresso anche dei dubbi e posto degli interrogativi urgenti in merito a questioni quali il rapporto fra l’Università e il territorio, i confini dell’eccellenza , gli standard di ricerca e i rapporti fra facoltà umanistiche e scientifiche. Ha calato anche carte pesanti quando ha detto che “occorre ripensare le politiche regionali per l’Università che spende poco i finanziamenti europei” , quindi ha sollevato un interrogativo che ha creato “suspense” nella sala “ Ma cosa vuole veramente l’Università dalla Regione?”, un interrogativo al quale è auspicabile che il rettore risponda quanto prima. Giusto anche il ribadire da parte della Presidente che l’Università in Umbria “è Perugia e Terni” . Il finale , in crescendo, ha infine registrato un concetto forte, espresso con decisione da parte della Presidente, è cioè una forte contrarietà ad un ruolo dell’Università isolato dalla società regionale. A questo punto è d’obbligo una considerazione finale che fa da corollario alla giusta preoccupazione presidenziale “ se non lo impediamo rischiamo di barattare il futuro con il presente…”. E’ il rischio che sta correndo questa regione , il rischio di un baratto inaccettabile che se effettuato scriverà la parola fine sulla sua storia politica ed economica e occorrerà a quel punto attendere che qualcun altro la riscriva la storia, magari con maggiore onestà .


GIAN FILIPPO DELLA CROCE

 

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