Direttori e dirigenti in Umbria con stipendi troppo alti
PERUGIA - In Italia e in Umbria esiste un problema retributivo grosso come una casa. Manager incompetenti e dai rendimenti catastrofici si portano a casa stipendi e compensi milionari. Mentre continua la crociata contro gli emolumenti ai presidenti di provincia, sindaci, assessori e in generale tutti i titolari di cariche pubbliche non ci si accorge che dirigenti e direttori percepiscono cifre ben più alte.
I dirigenti e direttori dei ministeri e dello Stato, in generale, vivono una realtà reddituale e di privilegi vergognosa. I pensionati al minimo, i lavoratori del pubblico impiego, gli operai e i precari, al contrario, hanno pensioni, stipendi e salari più bassi d’Europa. I salari degli operai umbri sono più bassi di circa il 10% dei loro colleghi del centro – nord.
Direttori e dirigenti degli enti locali e della Regione Umbria, continuano a percepire stipendi non coerenti con la crisi economica e produttiva che colpisce la regione, con la disoccupazione e la precarietà che hanno raggiunto livelli che mettono in discussione la stessa coesione sociale.
Certo, i livelli retributivi della dirigenza e dei direttori sono definiti da una legge nazionale che permette una contrattazione separata dagli altri lavoratori del pubblico impiego, quasi che una casta debba contrattare i propri privilegi utilizzando una indiscutibile posizione di forza.
Questo non toglie, però, la possibilità che i governi locali dei comuni, della province e delle regioni chiedano (impongano) ai loro dirigenti una assunzione di responsabilità su alcuni istituti contrattuali, come la produttività, che, data la sofferenza dei bilanci, potrebbe essere annullata o ridotta al minimo.
Questa è la tesi che ho sostenuto con chiarezza, franchezza e lealtà ogni volta mi sono trovato nella condizione di dover decidere in proposito.
Sostengo quindi la tesi che direttori e dirigenti hanno delle retribuzioni troppo alte, sia rispetto ai produttori reali di ricchezza, sia rispetto agli altri dipendenti pubblici, retribuzioni che andrebbero abbassate e le risorse risparmiate impiegate per altre politiche.
Stefano Vinti
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