di Simonetta Paparoni

Romanzo storico, biografico e di formazione, racconta della storia di un uomo e di un credo, la storia della ricerca di una identità in un periodo a dir poco beffardo; quello che precede, attraversa e come per incanto si dissolve, subito dopo gli orrori del secondo conflitto mondiale.

E' la storia del geologo Gabor Dessau, ebreo italiano di origine tedesca, nato a Perugia, partito durante il fascismo con l'esercito italiano come impiegato in Eritrea, fatto prigioniero dagli Inglesi ed infine divenuto massimo esperto minerario alla Corte del Maharajah, nella città di Jaipur, in India.

E' la storia della travolgente passione di un uomo per la scienza e per la vita, in un periodo offuscato dalle assurde ideologie nazifasciste,così come ce la racconta Gabriella Moscati Steindler nel nuovo romanzo 'la libertà si chiama Jaipur' , dedicato alla tumultuosa e appassionante vita di suo zio.

I diari a cui l'autrice fa riferimento per ricostruire questa straordinaria avventura, sono stati scritti in gran parte durante il periodo di prigionia di Gabor e questo ne determina il carattere stringato, essenziale se vogliamo, ma soprattutto criptico, che portano alla necessità di una ricostruzione romanzata e reinterpretata ma non per questo meno veritiera della storia.

Dopo aver raccolto una serie di testimonianze e numerosi documenti d'archivio provenienti da ogni parte del mondo tra Europa, Etiopia, Israele e India, oltre ai diari ritrovati nella casa dei nonni a Perugia, l'autrice, Professoressa in Lingua e Letteratura Ebraica Moderna e Contemporanea all'Università di Napoli, decide di regalarci questa nuova esperienza.

Una esperienza di vita, questa, il cui racconto può assumere una valenza simbolica e di insegnamento valida anche al giorno d'oggi, in un momento in cui il ritmo incalzante degli eventi rischia di confondere gli individui, facendogli smarrire la strada anziché indicargliela e non permettendo così ad alcuno spiraglio di luce di trapelare.

Gabor, vissuto da ebreo errante in uno dei secoli più controversi della storia, il 900, la strada non l'ha smarrita, perché ha mantenuto sempre quella vitale speranza nel futuro, quell'interesse per il mondo e quella voglia di fare, capaci di abbattere ogni barriera.

L'avventura di quest'uomo, che cerca se stesso tra le pieghe della storia, sembra non voler trovare mai radici, ed è questo forse l'elemento che più di ogni altro porta ad un raffronto con il dramma della sua appartenenza al popolo ebraico, cosiddetto popolo errante.

Queste radici, questa identità tanto agognata e ricercata, sembrano invece prendere forma proprio nel viaggio, che dalla fuga dall'Italia conduce Gabor in India.

Un viaggio che si scandisce per fasi, per cicli compiuti che si susseguono ripetutamente e senza apparente sosta: dapprima un italiano che viene tradito dai suoi connazionali e costretto alla fuga, ma che comunque riesce a servire in qualità di geologo la sua amata Patria anche dall'Etiopia; successivamente la prigionia, pur essendo al seguito dell'esercito italiano da civile e non da soldato, e ancora, la collaborazione con l'intelligence inglese.

Unico filo conduttore in quest'appassionante e tumultuoso vortice di avvenimenti sarà per Gabor il suo più grande tesoro, la sua professione, che non abbandonerà mai e che poi farà la sua fortuna, conducendolo direttamente alla Corte del Maharajah nella città di Jaipur, dove conosce per la prima volta la libertà.

Tuttavia, l'equilibrio che riesce a trovare in quell'India opulenta e sensuale, terra di asilo per moltissimi profughi ebrei, è destinato a svanire quando, dopo anni di giogo coloniale britannico, il popolo indiano, guidato dalla figura profetica di Gandhi, riesce a conquistare la tanto sofferta indipendenza; egli, in quanto europeo, non poteva che essere mal visto nell'India post-coloniale.

La sua straordinaria versatilità si esplicita, comunque, anche e soprattutto dall'entusiasmo con cui aderisce alle evoluzioni indipendentistiche dell'India, così come di Israele.

In questo “docu-romanzo”, attraverso le vicende di Gabor Dessau, ci si immerge nel periodo più buio del 900: l'avvento del fascismo, le leggi razziali, la II guerra mondiale e per finire la decolonizzazione, sono tutti eventi che portano il popolo ebraico alla biblica Terra Promessa, tanto che questo non potrebbe che essere definito come “il secolo ebraico”.

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