L'austerità senza crescita non basta, bisogna “porre in cima alle priorità la creazione di posti di lavoro” e “astenersi dal promuovere misure di deregolamentazione”. In un documento predisposto per il meeting annuale del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della Banca mondiale (Bm), in programma a Washington tra il 23 e il 25 settembre, il Global Unions avanza una serie di proposte alle istituzioni finanziarie internazionali (Ifi) e ai paesi del G20 a partire da “un piano di azione globale per prevenire un nuovo incremento della disoccupazione”.

Il documento del gruppo Global Unions - composto dalla Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc-Csi), che ha 175 milioni di iscritti in 151 paesi, insieme alle Federazioni delle Global Unions che rappresentano i loro rispettivi settori a livello sindacale internazionale, e dal Comitato consultivo sindacale (Tuac) presso l'Ocse - è stato spedito al Fmi e alla Bm per l'incontro in programma il prossimo fine settimana ed è stato inviato dalla Cgil nei giorni scorsi anche al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.

Il sindacato mondiale rileva con preoccupazione il “nuovo ciclo di grave sconvolgimento finanziario” a soli tre anni dalla catastrofe finanziaria del settembre 2008 che ha “cancellato più di 30 milioni di posti di lavoro”, e denuncia come, “invece di prevenire il ritorno periodico di crisi finanziarie e dare priorità alla lotta alla disoccupazione, come promesso, l'attenzione si è spostata sul risanamento dei conti pubblici”. Il tutto, prosegue, “attraverso politiche di austerità per ridurre i disavanzi ma che hanno contribuito ad una rinnovata flessione economica con il pericolo di provocare la perdita di diversi milioni di posti di lavoro”, rendendo allo stesso tempo “più improbabile il raggiungimento degli obbiettivi di disavanzo”.

Da queste considerazioni l'appello del sindacato mondiale alle Ifi e al G20 “di assumere un ruolo guida nel fermare queste politiche economiche, distruttive e in definitiva controproducenti, che condurranno ad una nuova ondata di disoccupazione mondiale”. Per il Global Unions la ricetta va ricercata nel lavoro e nell'attuazione di programmi “per incoraggiare l'occupazione tramite infrastrutture, investimenti legati al clima e ai servizi pubblici”. Inoltre le Ifi devono parallelamente agire “in modo responsabile” per proteggere la qualità di quei servizi pubblici vitali per lo sviluppo delle società, quali l'istruzione e la salute, e sostenere “l'introduzione di uno zoccolo di protezione sociale in tutti i paesi”. Dovrebbero quindi “appoggiare i piani di risanamento dei conti pubblici solo in quei paesi nei quali la crescita economica è autosufficiente e la disoccupazione tende a calare”.

Questi piani di rilancio dell'occupazione, per generare crescita, dovrebbero per le Global Unions basarsi su fonti addizionali di entrate, “specialmente attraverso la tassazione progressiva e le imposte sul settore finanziario, piuttosto che essere realizzati attraverso tagli ai servizi pubblici”. Per questo va istituita una tassa sulle transazioni finanziarie attraverso un ruolo guida del Fmi che deve condurre uno “sforzo coordinato per istituire imposte sulle transazioni finanziarie, in tutti i paesi possibili, per finanziare programmi di ripresa basati sull'occupazione intensiva e far fronte agli impegni dello sviluppo e del finanziamento climatico”. Anche le Ifi dovrebbero insistere sull'urgenza di procedere con gli impegni di regolamentare il settore finanziario “prima che si ripresenti un'altra devastante crisi economica”.

La ricetta per tirare il mondo fuori dalla crisi non va, infine, ricercata nella 'precarizzazione' del mercato del lavoro. “Il Fmi - si legge nel documento - dovrebbe astenersi dal promuovere misure di deregolamentazione del mercato del lavoro, come fa frequentemente, sulla base di analisi errate e, invece, lavorare in collaborazione con l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil)”. Un lavoro che porti alla realizzazione dell'iniziativa congiunta Fmi-Oil sulla crescita occupazionale intensiva, lanciata nel settembre del 2010.

Fonte: controlacrisi.org

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