La risoluzione dell’ultima Direzione di Rifondazione comunista che, come sempre, ho letto con interesse e partecipazione, mi suggerisce una interlocazione immediata, rimandando ad altra sede riflessioni più ampie e approfondite. Anche a me pare giusta e utile la costruzione di un polo "di sinistra". Il punto è il suo rapporto col Pd che, a mio giudizio, non può, allo stato, che essere immaginato come quello di una alleanza elettorale. Se questa non si farà, perché non può essere per forza, dovrà essere chiaro che la responsabilità sarà stata non della sinistra, ma del Pd. L'unica cosa certa, nella situazione "incerta" (più che incerta, caotica) della politica italiana, è che la legge elettorale, con la quale si andrà a votare, sarà fatta su misura per favorire i partiti maggiori e far uscire di scena gli altri.
   Ma, a parte questo insormontabile ostacolo "tecnico", il punto politico è che Bersani e il Pd giocheranno, alle elezioni, la carta della "ricostruzione nazionale" dalle macerie del berlusconismo e della destra. Proporranno (non stiamoci tra di noi a dire quanto ingenuamente, o furbescamente o ipocritamente!) il “voto utile” per l'alternativa "possibile". A mio giudizio (a giudizio di uno che pensa che Monti in materia economica e sociale, sia peggio di Berlusconi e lo scrive spesso e volentieri su questo quotidiano online) non essere in sintonia con questo sentimento "popolare", vuol dire essere tagliati fuori.
   E poi, sinceramente, la costruzione di un polo elettorale "alternativo" da comporre con forze dalle quali ci separano distanze di cultura politica o di “collocazione internazionale”, maggiori di quelle che abbiamo col Pd (penso all’Idv che in Europa aderisce al gruppo conservatore, per non parlare della demagogia sfasciacarrozze di Grillo), mi evoca l’idea di una fatica improba e di una accozzaglia difficilmente "governabile" in prospettiva, dominata come sarà, anch’essa, da difficoltà di omogeneizzazione e da vari personalismi e  leaderismi che punteranno a renderci gregari. La verità è che, per i comunisti, sono tempi durissimi. Non è meglio tentare di concordare col Pd pochi limitati punti di carattere economico sociale (dico un’eresia!, come faceva la Lega con Berlusconi), vincolando alla loro realizzazione il nostro sostegno?
   Caro compagni di Rc, sarò particolarmente depresso e “riformista”, ma quando sento in Tv i metalmeccanici di Taranto che, a proposito della loro vicenda, invece che prendersela col padrone che non ha fatto quel che doveva fare in termini di sicurezza, se la prendono con la “casta”, o solo con  la casta di tutti partiti, beh!, ho la conferma che siamo ridotti male e che non è il tempo delle grandi offensive, ma della dura, tenace e intelligente resistenza.

 Leonardo Caponi

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