Borse mondiali annichilite dalla volatilità, l'equivalente tecnico della paura, che nel corso della seduta ha cambiato almeno quattro volte il segno davanti agli indici azionari e provocato sbalzi anche cospicui dei prezzi, prima di una chiusura solo apparentemente poco mossa.

L'attesa della riunione del comitato Fomc della Federal reserve, con le decisioni sui tassi di interesse americani e quelle su un'eventuale terza iniezione di liquidità a Wall Street, ha rapito gli operatori e reso quasi impossibile seguire l'andamento delle negoziazioni. La volatilità misurata dall'indice Vix, pure in rallentamento rispetto a lunedì (quando è balzata del 50%) resta sempre su livelli d'allarme.

La vera buona notizia è costituita dal freno al differenziale tra Btp e Bonos spagnoli da una parte e Bund tedeschi dall'altra, che grazie agli interventi in acquisto della Bce sui titoli di Italia e Spagna si è ridotta ancora, sotto quota 300 punti base (280 per l'Italia, 268 per il debito di Madrid).

Dopo un tentativo di rimbalzo in apertura i listini del Vecchio continente sono scivolati in un rosso intenso, e a fine mattinata hanno tentato il recupero colmando le perdite. Ma neanche l'avvio positivo di Wall Street (reduce da una vigilia funesta) è bastato a far tenere i prezzi all'Europa azionaria, che a un'ora dal termine
perdeva ancora il 2%. Poi il recupero finale sulle ali dell'America, con rialzo dello 0,52% a Milano (Ftse Mib), dello 0,1% a Francoforte, dell'1,63% a Parigi, dell'1,89% a Londra.

Va ringraziata, in questo caso, Wall Street dove il Nasdaq sale del 3,05% e il Dow Jones dell'1,66% dopo essere tornato sopra la soglia di 11mila punti.

La vera paura che squassa i mercati, ormai, è quella di una recessione globale, che rallenti il ciclo e limi gli utili e il personale delle grandi aziende. "Non sono sicuro che dopo pochi giorni di serie evoluzioni sui mercati si possa concludere che stiamo per entrare in recessione - ha affermato il portavoce della Commissione Ue, Olivier Bailly - abbiamo delle stime economiche molto più positive di quelle elaborate dagli operatori dei mercati finanziari".

Contro i concetti di Bailly ieri si è espresso un operatore molto autorevole e influente, l'Opec che rappresenta il cartello dei produttori di petrolio. E che per effetto dell'indebolimento dell'economia globale ha tagliato le stime sulla domanda 2011 a 88,14 milioni di barili al giorno, da precedenti 88,18 milioni, mentre per il 2012 la previsione è stata ridotta a 89,44 milioni di barili da 89,50 milioni. Il greggio, giunto a metà seduta sui minimi da 16 mesi (fino a 98 dollari la qualità Wti) ha poi azzerato le perdite a New York.

Tra le valute, l'euro chiude in calo ma resta sopra 1,42 dollari, mentre il franco svizzero balza a nuovi livelli record, a dimostrazione che i mercati valutari restano scettici.

Fonte: controlacrisi.org

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