L’Elmo di Vulci forse apparteneva ad un guerriero etrusco di Perugia
di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - “HARN STE”. Queste lettere sono state trovate incise nel paranuca interno del famoso “Elmo di Vulci”, esposto al museo Etrusco di Villa Giulia a Roma e trovato una novantina di anni fa - esattamente nel 1930 dagli archeologi Ugo Ferraguti e Raniero Mengarelli - all’interno della Tomba del Guerriero, la numero 55, nella necropoli etrusca dell’Osteria di Vulci.Questa scritta, che era sfuggita per tutti questi anni all’attenzione degli studiosi, ha fatto ritenere che il guerriero, sepolto con tutta la sua armatura (la panoplia: uno scudo rotondo di rame, lance, schienieri, elmo, appunto) e, anche, con un corredo di anfore a figure nere (pan-atenaica) con immagini di pugilato, possa essere un esponente di una famiglia importante di Perugia, vissuto tra il 530 ed il 500 a.C. e proveniente dalla tribù Arnense, cioé da Civitella d’Arna, sulla riva sinistra del Tevere, territorio al confine tra gli Etruschi e gli Umbri.Il medesimo gentilizio appare in una sessantina di elmi rinvenuti nell’acropoli di Vetulonia durante gli scavi del 1906.Gli esperti non escludono che non solo il guerriero ma anche gli elmi possano essere di produzione perugina. E non ci sarebbe da meravigliarsi anche alla luce dell’ultima scoperta e che cioé la statua dell’Arringatore, ritrovata a Pila di Perugia, era di produzione degli etruschi di Perugia.A conferma ulteriore pure i numerosi reperti etruschi e romani esposti nell'Antiquarium di Civitella d'Arna (oltre a quelli finiti in mezza Europa, come l’Hypnos). Tra le curiosità dell'elmo di Vulci ci sono altri elementi: per sostenere il cimiero sulla cima compaiono in bronzo la figura di Bellerofonte e di Pegaso, il cavallo alato, mentre sul davanti e sul retro le teste di Acheloo, riconoscibile dalle corna e del mostro Tifeo (o Tifone). Gli archeologi definiscono l’elmo di tipo “Negau” (dal nome della località slovena, dove i primi esemplari vennero ritrovati). Il legame con Perugia é rafforzato dal particolare che nell’Ipogeo dei Volumni, a Ponte San Giovanni, alle porte del capoluogo umbro, é stata rinvenuta una epigrafe in latino che riporta il nome di una donna etrusca del I sec. a.C. di nome Harnustia. Non solo. Tito Livio, nel X libro, cita come sede di un castrum romano prima della battaglia delle Nazioni (combattuta a Sentino nel 295 a.C., il toponimo Aharnam. E gli studiosi identificano questa località con l’attuale Civitella d’Arna, dove sono stati rinvenuti. Ulteriori particolari sulla scoperta verranno pubblicati dalla rivista specializzata "Archeologia viva".
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