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CAMPELLO SUL CLITUNNO - ''Profondo disagio e grande preoccupazione per come si sta sviluppando la vicenda'' della Umbria Olii di Campello sul Clitunno e' stata espressa dai dipendenti dell'azienda che spiegano di non volere entrare nel merito dell'azione legale intrapresa dal titolare''. Il proprietario dell'attivita' ha avanzato nei giorni scorsi una richiesta di risarcimento per 35 milioni di euro nei confronti dei familiari dei quattro operai della ditta esterna e dell'unico sopravvissuto dell'esplosione avvenuta nel novembre del 2006 ritenendo che l'incidente sia stato provocato da un erroneo uso di una saldatrice. Iniziativa che ha provocato diverse polemiche. ''Le pesanti dichiarazioni di tutte istituzioni - e' detto in una nota dei lavoratori della Umbria Olii - sono esplicite condanne contro l'azienda e il lavoro che in essa si svolge ancora. Siamo ben consapevoli che tutto cio' avra' una pesante ricaduta su quanto rimane di questa attivita' produttiva. E' un fatto grave, per noi che ogni mattina varchiamo questi cancelli, sentire frasi come quella 'di essere un'azienda moralmente incompatibile con la nostra civile comunita'' o trovare affissi slogan del tipo 'una legge per salvare il mio futuro'. Ma di quale lavoro e di quale futuro si parla? Di certo non del nostro''. ''Nessuno, tra i presenti della manifestazione di sabato scorso - e' detto ancora nella nota dei dipendenti -, conosce o si informa del lavoro che in esso si svolge cioe' del processo di trasformazione degli oli vegetali e delle reali condizioni di lavoro dei dipendenti dell'azienda. E' stato molto piu' facile, e fuorviante, in questi mesi, usare la parola raffineria non accompagnandola da adeguate spiegazioni, ben sapendo che essa suscita immediatamente nell'opinione pubblica l'idea del petrolio''. ''Riteniamo che sarebbe stato giusto - hanno aggiunto -, invece, fare chiarezza in questo senso, rispettando il primo articolo della Costituzione italiana, chiamato piu' volte in causa. Esso si riferisce al lavoro di tutti cittadini, senza escludere quelli che lavorano alla Umbria Olii. E la parola 'futuro', se non fosse drammaticamente attuale, scritta sul drappo che pende all'ingresso della nostra fabbrica, potrebbe risuonare grottesca proprio perche' riferita a noi. Il futuro nostro e delle nostre famiglie sembra non interessare a nessuno, tutti presi in un'unanime condanna. Il nostro futuro e quello delle nostre famiglie non si puo' nominare, non esiste, sarebbe ammettere la sopravvivenza di questa azienda o peggio sostenere i 'biechi interessi della proprieta''. Noi, per contro, possiamo solo sperare e contare sulla volonta' di Giorgio Del Papa di tener fede ai suoi impegni nei nostri confronti. Il futuro nostro e delle nostre famiglie non puo' essere confuso con un sacrosanto accertamento della verita' dei fatti, il nostro futuro e quello delle nostre famiglie non puo' diventare il prezzo pagato dall'azienda per quanto accaduto quel maledetto sabato di novembre, il nostro futuro e quello delle nostre famiglie non sara' il giusto risarcimento per nessuno. Lo strazio provato il 25 novembre del 2006 - concludono i dipendenti della Umbria Olii - si rinnova per noi ogni giorno varcando i cancelli e guardandoci attorno''. Condividi