Insediamento di nuovi bar e ristoranti? Lo decide il Comune
PERUGIA - L’insediamento di bar e ristoranti dovrà essere approvato dai Comuni tenendo conto delle caratteristiche del territorio, con l’obiettivo dell’innovazione e della ulteriore qualificazione del settore. È quanto prevede l’atto approvato dalla Giunta regionale dell’Umbria, su proposta dell’assessore al Commercio Fabrizio Bracco, che stabilisce gli indirizzi e i criteri qualitativi cui dovranno attenersi i Comuni per la redazione degli atti di programmazione in materia di pubblici esercizi di somministrazione di alimenti e bevande. Il documento fa proprie le osservazioni presentate dalle organizzazioni imprenditoriali del commercio maggiormente rappresentative e dell’Anci (Associazione Comuni italiani) Umbria negli incontri di concertazione, nel rispetto della legge regionale 24/99, modificata dalla legge regionale 15/2010 che ha recepito la nuova normativa europea.
“Il settore dei bar e della ristorazione - ha sottolineato l’assessore Bracco – rappresenta un importante elemento di qualità del vivere sociale e di attrattività turistica delle città e dei centri storici, il cui sviluppo dovrà essere pianificato garantendo il diritto del consumatore a poter scegliere e a fruire di servizi di qualità e quello dell’imprenditore al libero esercizio dell’attività”.
Limitazioni, divieti o specifiche condizioni di insediamento possono essere previste a tutela della quiete e della vivibilità dei residenti della zona, nelle aree a rischio di congestione di traffico, per salvaguardare aree ed edifici di pregio storico, artistico e ambientale e nei casi in cui ci siano motivi di sostenibilità ambientale e sociale. I Comuni possono, inoltre, prevedere limiti di distanza da rispettare o obblighi di insonorizzazione per esercizi nei pressi di ospedali, case di cura e riposo, scuole, chiese e luoghi di culto. L’apertura di nuove strutture non può, invece, essere limitata da criteri relativi a equilibri commerciali o comunque di entità ed offerta di alimenti e bevande, a caratteristiche soggettive dell’operatore, o fondati sulla provenienza e sede dell’impresa.
Il documento approvato dalla Giunta, che opera una riclassificazione degli esercizi, riserva particolare attenzione agli interventi rivolti ad accrescere la qualità del servizio per i consumatori e i turisti: dall’adeguata disponibilità di parcheggi, nelle aree maggiormente interessate da flusso autoveicolare, al fine di garantire il diritto dei residenti alla vivibilità del territorio e alla normale mobilità, alla presenza di servizi igienici di cui almeno uno per diversamente abili e di accessi privi di barriere architettoniche, alla pubblicità dei prezzi. Attenzione viene posta anche alla tutela dei locali storici e dell’identità dei centri umbri. I Comuni, nell’ambito degli strumenti urbanistici, possono infatti prevedere una specifica destinazione d’uso per la somministrazione di alimenti e bevande, disponendo l’eventuale divieto di cambio di destinazione per attività storiche o di tradizione così come il divieto di uso di determinati materiali o di tipologie di allestimento di spazi esterni ai locali che possono nuocere all’immagine dell’area interessata.
Requisiti e criteri qualitativi devono essere conservati, altrimenti, trascorso il termine assegnato dal Comune per mettersi in regola, possono essere adottati provvedimenti di chiusura e sanzioni. Bar e ristoranti già in attività non hanno l’obbligo di adeguarsi ai criteri e requisiti qualitativi comunali, tranne che per quanto riguarda l’accesso ai locali, l’abbattimento e superamento delle barriere architettoniche e la presenza di servizi igienici adeguati per soggetti diversamente abili, nei casi di ampliamento di superficie e trasferimento di attività in ubicazione o unità immobiliare diversa dalla precedente.

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