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Negli Stati Uniti, il 30 per cento della potenza installata nel 2007 viene dall'eolico. In attesa dei reattori di quarta generazione il contributo dell'atomo scenderà ancora. Lo scorso anno c’è stato lo storico sorpasso: l’energia globale prodotta dai nuovi impianti eolici è stata pari a 20 mila megawatt, contro 1,9 megawatt prodotta dalle nuove centrali atomiche. Il dipartimento federale dell'energia prevede che entro il 2030 l'eolico raggiunga negli States una quota pari al 20 per cento dell'elettricità creando un'industria che, con l'indotto, darà lavoro a mezzo milione di persone. E' un dato in linea con l'andamento di paesi europei come la Danimarca (21 per cento di elettricità dall'eolico), la Spagna (12 per cento), il Portogallo (9 per cento), la Germania (7 per cento). Ciò nonostante che le scelte dell'amministrazione Bush abbiano incentivato con fondi pubblici la costruzione di impianti nucleari. La produzione di questo tipo di energia è restata ferma, sia pure a un considerevole livello, da trent'anni: l'ultimo ordine per una nuova centrale risale infatti al 1978. Nell'aprile scorso sono stati annunciati impegni per 38 nuovi reattori nucleari, ma è molto probabile che il numero scenda drasticamente, come già è avvenuto in passato, nel momento in cui si passa alla fase dei conti operativi: le incertezze legate ai costi dello smaltimento delle scorie, ai tempi di realizzazione e allo smantellamento delle centrali a fine vita hanno rallentato la corsa dell'atomo. In attesa della quarta generazione di reattori nucleari, che però deve ancora superare scogli teorici non trascurabili e non sarà pronta prima del 2030, le stime ufficiali prevedono una diminuzione del peso del nucleare nel mondo. La Iea (International Energy Agency) calcola che nel 2030 la quota di elettricità proveniente dall'atomo si ridurrà dall'attuale 16 per cento (è il 6 per cento dal punto di vista dell'energia totale) al 9-12 per cento. Stando a questi dati resta davvero incomprensibile la scelta del governo Berlusconi di imboccare la strada opposta, una strada, come abbiamo visto, destinata al fallimento. L’alternativa più credibile al petrolio è quella della fonti pulite di approvvigionamento. E, stando agli sviluppi tecnici che si sono realizzati in questi ultimi tempi con l’introduzione del solare termodinamico (una tecnologia innovativa basata sulla concentrazione, attraverso specchi parabolici, dell'energia solare e sul conseguente riscaldamento di un fluido la cui energia termica e' accumulabile ed in grado di produrre vapore, attivare le turbine e generare elettricita', dovuti principalmente al premio Nobel Carlo Rubbia)particolarmente per il nostro Paese si aprono più che positive prospettive in questo senso, considerato anche il minore impatto ambientale che tale sistema comporta rispetto all’eolico. Condividi