E' passato un anno dalla tragedia della Umbria Olii costata la vita a 4 persone. 4 uomini che stavano lavorando. 4 uomini che non hanno avuto scampo. Così come non hanno avuto scampo dal dolore 4 famiglie distrutte. Cosa ricorda di quei momenti, cosa sente ad un anno di distanza? Il primo pensiero è stato ed è rivolto ai familiari delle vittime, a chi ha perso un familiare in un terribile incidente sintomatico di un modello di sviluppo economico e sociale che va radicalmente modificato. Per la nostra comunità quelli di un anno fa sono stati momenti di grande dolore e di enorme spavento. Mai a Campello sul Clitunno si era verificata una tragedia di tale entità. Da subito si è attivata la macchina dei soccorsi. Gli interventi sono stati puntuali ed efficienti, per quanto si sia potuto intervenire esclusivamente per “tamponare” un disastro, anche ambientale, di quelle dimensioni. Tonnellate e tonnellate d’olio e fanghi versatesi nel fiume Clitunno. Tutti i soggetti a vario titolo preposti si attivarono per fare la loro parte. Da subito potemmo contare sulla presenza del Governo e delle Istituzioni regionali. Un grande sostegno, anche morale, ci arrivò dalla vicinanza del Presidente della Camera Fausto Bertinotti e dal Ministro del Lavoro Cesare Damiano. E poi i Carabinieri, la Polizia, i Vigili del Fuoco, la Guardia Forestale, il lavoro incessante e continuo dei volontari dei gruppi di protezione civile. Il lavoro prosegue ancora oggi, nell’affrontare la seconda fase dell’emergenza che consisterà negli interventi di bonifica delle aree colpite e di valorizzazione. Come ha reagito la cittadinanza di Campello sul Clitunno a quella tragedia? Paura e dolore. Questi i sentimenti che si potevano percepire immediatamente. La nostra comunità si è sviluppata negli anni intorno ad un sistema economico che poco ha a che vedere con l’industrializzazione intensa. Nessuno avrebbe mai pensato di dover fare i conti con situazioni come quella che si verificò il 25 novembre 2006. Da noi sono le produzioni anche industriali ma di qualità il motore dell’economia. La filiera del turismo eno-gastronomico, la produzione di eccellenza di olio extravergine d’oliva. Nonostante tutto, però, la reazione fu di grande dignità e contegno. La cittadinanza si fermò per due giorni di lutto cittadino per esprimere la propria solidarietà ai familiari delle vittime. La morte dei 4 lavoratori e le immagini delle esplosioni hanno sconvolto l'opinione pubblica e la sensibilità di tanti cittadini. Ha sentito e sente la vicinanza della comunità regionale e delle istituzioni? Come già accennavo non possiamo certo recriminare nulla su questo versante. Dopo alcuni incontri a Palazzo Chigi, il Governo nazionale mise subito a disposizione 2 milioni e mezzo di euro per fare fronte alla prima emergenza. Pochi mesi dopo furono stanziati altri 6 milioni di euro per gli interventi di bonifica e riqualificazione ambientale delle aree colpite dall’evento calamitoso. Oggi siamo nelle condizioni materiali per procedere con gli interventi, dopo aver terminato in maniera seria e responsabile la fase di analisi del sito e la fase progettuale. Anche il lavoro della magistratura è centrale: ci dà speranze e fiducia affinché si faccia veramente luce sulla vicenda, si individuino i responsabili in un percorso di verità e giustizia e si comprendano meglio, alla luce delle indagini, le compatibilità di un certo tipo di attività produttiva con il nostro territorio. Quello che veramente stona è sentire esponenti politici di destra che strumentalizzano questa vicenda. Stento a capire come facciano. Ho sentito le più eccentriche invenzioni, si è parlato di un decreto mai emanato con cui non sarebbero stati concessi ancora i fondi del Governo. Niente di più falso: le risorse sono già nella contabilità speciale del commissario straordinario. Si è parlato di una fantomatica commissione regionale per fare luce sulla vicenda, quando chi deve compiere questo lavoro è per definizione la magistratura. E poi tante a tante altre falsità con le quali qualcuno pensa di poter prendere per il naso i cittadini. La vicenda della Umbria Olii si inserisce in un contesto regionale dove troppo spesso il lavoro è causa di morte. Perchè accade questo in una regione dove, per tradizione e storia, la cultura del rispetto e della sicurezza del lavoro dovrebbero rappresentare un valore fondante? Non credo che si tratti solo della nostra Regione. Dicevamo ieri con il Ministro del Lavoro Damiano che tragedie sul lavoro si verificano uniformemente su tutto il territorio nazionale. Questo dimostra allora che non si tratta di una questione regionale. Si tratta invece di un modello di sviluppo ignobile, che mette il profitto davanti alla dignità dei lavoratori e che detta le regole di un sistema che invece dovrebbe governarlo. Dobbiamo cambiare la mentalità di un intero Paese per superare questo contesto. Dobbiamo invertire l’ordine delle priorità: prima il lavoro e la sua dignità, poi il profitto. I carnefici di questa guerra li conosciamo: sono il precariato, l’instabilità, l’incertezza di certi contratti, magari a termine e neppure buoni per arrivare alla fine del mese. Abbiamo levato le nostre grida di indignazione ma ora la rabbia e lo sdegno si debbono trasformare in proposte concrete, perché anche un solo incidente è troppa cosa da tollerare per un Paese civile. Un lungo cammino è stato intrapreso e tanta strada va ancora percorsa affinché tragedie come quella di Campello non si verifichino mai più. In questi 12 mesi come è cambiato l'approccio politico al problema della sicurezza sul lavoro? Credo che quanto è successo a Campello sul Clitunno l’anno scorso abbia rappresentato un momento di svolta. Quella tragedia ha assunto dimensioni nazionali e ha indotto le Istituzioni a compiere uno scatto in avanti nell’affrontare il tema delle morti sul lavoro. In questa direzione vanno sia la grande inchiesta sul lavoro in Italia promossa dalle Presidenze della Camera dei deputati, del Senato della Repubblica e del Cnel ed il disegno di legge delega in materia di salute e sicurezza sul lavoro trasformato nella legge 123 del 3 agosto 2007. Si tratta dell’avvio di un percorso che deve continuare con sempre maggiore intensità. Nelle risposte che lo stato e le istituzioni devono dare a chi soffre ancora per quella tragedia, le parole giustizia e verità che significato hanno? Giustizia e verità è quello che vogliono le famiglie delle vittime. Nel suo discorso davanti al Ministro del Lavoro, una delle vedove degli operai morti a Campello ha detto che non ricercare la verità e non fare giustizia sarebbe come uccidere per la seconda volta i propri congiunti.

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