A distanza di tempo, anche molto tempo, rispetto ad altri paesi europei anche in Italia, in forza di una determinazione dell’AIFA del 24.11.2009, è stata autorizzata la somministrazione della pillola RU486 per l’interruzione volontaria di gravidanza per via farmacologica. Le polemiche, spesso strumentali, che hanno preceduto e accompagnato questo provvedimento a livello nazionale sembra si stiano riproponendo anche nella nostra Regione in nome di una supposta superficialità con la quale le donne si accingerebbero ad una scelta dolorosa come l’interruzione di gravidanza o da parte di chi, con una certa ipocrisia, pensa di difendere la salute delle donne imponendo il ricovero in regime ordinario per l’assunzione della pillola, fingendo di non sapere che poi le donne decidono o sono “consigliate” di firmare e tornare a casa. Nessuno nega la delicatezza di una scelta come quella di interrompere una gravidanza, ma a nessuno può sfuggire che le prime ad essere consapevoli del peso che essa comporta sono le stesse donne, per questo non è accettabile che una innovazione in campo medico che rappresenta un avanzamento rispetto alle pratiche abortive sinora praticate nel nostro Paese e che tiene conto della tutela della salute delle donne, sia utilizzata per produrre un attacco ideologico al diritto all’autodeterminazione delle donne . Per questo la discussione che si sta producendo intorno alla proposta di protocollo da applicare sul territorio regionale va ricondotta al merito e non alle prese di posizione ideologiche, seppure legittime e rispettabili, di chi non condivide la pratica dell’aborto, ma che non possono essere utilizzate per ostacolare l’applicazione di una legge dello stato come la 194. I fatti ci dicono che la determinazione AIFA stabilisce che la somministrazione del farmaco avvenga in ambiente ospedaliero, rinviando alle Regioni la scelta sulle modalità applicative, in particolare se debba avvenire in regime di ricovero ordinario o di day ospital, nonostante in molti paesi la somministrazione del farmaco avvenga in regime ambulatoriale e sia lasciata al rapporto medico paziente la scelta circa la modalità di somministrazione più idonea in ragione delle condizioni di salute della singola donna. Per questo la Cgil di Terni apprezza la scelta assunta dalla Regione dell’Umbria di prevedere il ricovero in day-hospital per la somministrazione della pillola RU486. Una scelta non arbitraria o fondata sulle opinioni ma basata sul lavoro svolto dal tavolo tecnico composto da professionisti che sicuramente hanno operato in “scienza e coscienza” e sulla base delle esperienze maturate in altri paesi al fine di garantire la salute delle donne che faranno ricorso alla IGV farmacologica. Infine è opportuno ricordare che la somministrazione della pillola RU486 è ricompresa nei LEA (Livello Essenziale di Assistenza) per cui ogni tentativo di ostacolare o distorcere il percorso per l’erogazione di questa prestazione rischia di tradursi in un atto di violenza e sopraffazione nei confronti delle donne e di alimentare un possibile “mercato” parallelo i cui rischi e pericoli sono bene noti. Condividi