Usura/ Bellocchi: aumentano le richieste e la Fondazione rischia di chiudere
PERUGIA - "La Fondazione Umbria contro l'usura rischia di chiudere i battenti per il mancato versamento dei contributi da parte di molti soci. Ciò accade, in un momento in cui aumentano pesantemente le richieste di aiuto, in particolare da parte di piccoli commercianti, imprenditori, artigiani e donne con figli a carico". A lanciare l'allarme, stamani, è stato il presidente della Fondazione, Alberto Bellocchi, nel corso dell'Assemblea annuale dei soci in programma a Palazzo Donini e rinviata perché non è stato raggiunto il numero legale.
Sono sempre più frequenti i nuclei familiari con reddito da impiego fisso, in difficoltà per la perdita del posto di lavoro, che si rivolgono alla 'Fondazione Umbria contro l'usura'. Ha spiegato il presidente Alberto Bellocchi, ricordando che a richiedere aiuto sono solitamente le famiglie di piccoli commercianti, artigiani e piccoli imprenditori.
"Bisogna discutere se c'è un reale interesse da parte dei soci continuare a sostenere la Fondazione, visto che non hanno versato il loro contributo - ha aggiunto il presidente Bellocchi -. A causa del prolungarsi della crisi economica, nel corso del 2012 c'è stato un 'pesante aumento' delle richieste di aiuti e siamo stati costretti a mettere a disposizione una linea telefonica dedicata dalle 11 alle 13 di tutti i giorni e, nel giro di 7-8 mesi, abbiamo ricevuto circa 300 richieste di persone in gravissime difficoltà finanziarie. Con una novità assoluta: circa il 38 per cento sono donne, spesso con figli a carico, prima non era mai successo. Per il resto prevalentemente si tratta di artigiani e piccoli imprenditori".
Entrando nel dettaglio dell'attività del 2012, Bellocchi ha spiegato che sono stati operati interventi per oltre 613 mila euro, che hanno portato la somma globale dall'inizio dell'attività a oltre 16 milioni di euro, per un totale di 509 pratiche portate a termine. Di queste, 207 sono quelle attualmente in corso per un impegno di circa 4 milioni e 860mila euro. Da una prima scrematura degli oltre trecento contatti avvenuti nel corso dell'anno, sono state svolte 150 audizioni che hanno portato a istruire 72 pratiche, alcune delle quali ancora in corso. Rispetto al 2011, il numero degli interventi a favore di dipendenti o pensionati è rimasto pressoché uguale, mentre circa il 10 per cento degli aiuti è stato a favore di artigiani. Altro indice indicativo della grave situazione attuale, "il massiccio ingresso tra i richiedenti di persone che hanno perso il proprio posto di lavoro o di persone che denunciano gravi difficoltà per la perdita del posto di lavoro di uno dei componenti della famiglia".
Bellocchi ha quindi ricordato che "la Fondazione, attraverso il rientro dei mutui onorati può ancora contare su una certa liquidità". "Poca cosa - ha detto - perché senza le risorse statali e dei soci, la situazione rischia di diventare drammatica".
"In questi momenti di grande difficoltà strumenti di sostegno, come appunto la Fondazione Umbria contro l'usura', devono essere più forti perché svolgono un ruolo importante - ha affermato l'assessore regionale allo sviluppo economico, Vincenzo Riommi -. Proprio in questo momento alcuni soggetti hanno fatto venire meno il loro contributo, sbagliando. Certo i Comuni attraversano una fase delicatissima, ma se le risorse sono in ogni caso importanti, va detto che per la Fondazione la mancanza di liquidità ne impedisce proprio l'operatività". "L'esistenza della Fondazione per la Regione Umbria - ha precisato l'assessore - nella situazione attuale assume un senso più profondo e tutti dobbiamo fare la nostra parte per garantirne l'attività, con grande determinazione".
Riommi ha quindi precisato che il più grande interlocutore che spicca per assenza, in questa fase è lo Stato, "che non ha più erogato risorse", di seguito ha poi citato le banche. "C'è bisogno di impegno per sostenere la Fondazione - ha concluso - perché c'è la fila di cittadini che richiedono aiuto e non possono essere lasciati soli con il rischio di finire nelle grinfie di organizzazioni che sfruttano proprio queste situazioni".

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