di Agnese Cupido

 

PERUGIA - Ieri pomeriggio presso la Sala della Partecipazione a Palazzo Cesaroni, si è tenuta un’iniziativa organizzata dai Giovani Democratici della Federazione Provinciale di Perugia. Tema del dibattito l’istruzione e come intervenire per migliorarla, il tutto sotto la prospettiva di chi la scuola e l’università la vive: i giovani.

Coordinatore e organizzatore dell’evento è stato Diego Pierotti (Segretario GD Federazione provinciale di Perugia). Molti gli ospiti: Daniele Lanni (Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi), Michele Orezzi (Coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari), Stefano Minerva (Responsabile “Saperi” dell’Esecutivo Nazionale dei GD), l’On. Anna Ascani (Deputato Partito Democratco), il Prof. Mauro Volpi (Candidato al Rettorato dell’Università degli Studi di Perugia). Altrettanti i contributi da parte di alcuni ragazzi impegnati nei GD e nelle organizzazioni studentesche, sono intervenuti infatti: Giovanni Rubini (Segretario GD Unione Regionale dell’Umbria), Costanza Spera (Coordinatrice provinciale di Altra Scuola), Tiziano Nadir Scricciolo (Coordinatore della Sinistra Universitaria – Unione degli Universitari di Perugia). Univoca la linea delle proposte, occorre un’inversione di rotta.

Reduci dal governo Berlusconi e dal governo Monti, che hanno violentemente ridotto ai minimi termini la funzione dello studio e dell’istruzione come strumento di mobilità sociale e come mezzo per assicurarsi un futuro dignitoso, considerando la scuola e l’università meri serbatoi di risorse economiche per far fronte alla crisi, oggi la situazione è allarmante. Sempre più giovani abbandonano gli studi perché privati di un loro diritto, quello di accedere alla borsa di studio, uno studente su quattro, infatti, rientra nella categoria di “idoneo non beneficiario”. Immatricolazioni in calo di anno in anno, basti pensare a Perugia che quest’anno ha subito tra le 7-8mila iscrizioni in meno. Strutture sempre più fatiscenti e non a norma, in cui mancano spazi di condivisione e incontro –in molti istituti, ad esempio, gli studenti non posso riunirsi in assemblea o sono costretti a “classi pollaio” sovraffollate, per mancanza di aule- . Supporti didattici inesistenti. Scuole sempre più chiuse per la mancanza di fondi che permettono un’apertura pomeridiana degli istituti o di altre strutture ausiliare, come le biblioteche, con un inevitabile carenza dell’offerta formativa e un restringimento del patrimonio culturale. Precariato degli insegnanti e conseguente disorientamento degli studenti, che assistono e subiscono ogni anno un cambiamento del corpo docente, che no permette di fissare punti fermi e di offrire programmi scolastici coerenti e lineari. Esportazione di cervelli, dato che nel nostro paese alla ricerca di base non viene garantito alcun incentivo. Sempre più studenti lavoratori il cui status non viene ancora riconosciuto da troppe università. Troppe disuguaglianze a livello territoriale e regionale, che disegnano un’Italia divisa tra Nord e Sud, divisione che rende ancora più difficile l’integrazione nella società e nelle attività produttive del Paese.

Un quadro drammatico, da maneggiare veramente con cautela, ma anche con coraggio. La speranza è che questo nuovo governo, attui un tipo di politica vicina alla realtà, vicina alle esigenze che partono dal basso, che restituisca agli studenti un ruolo nella società, ossia quello di “non produttori di reddito” e in quanto tali bisognosi di servizi. Si chiede di restituire quei diritti di cui sono stati privati, rilanciando fondi per le borse di studio, per i dottorati di ricerca, per offrire strutture e città universitarie a misura dello studente. Si chiede una scuola italiana che sia al passo con i tempi e con l’Europa, che con il progetto “Europa 2020”, ci chiede interventi rapidi, un salto a livello educativo, culturale e civile. Si chiede di guardare prima di tutto al merito e all’equità, perché si potrà parlare di meritocrazia solo quando tutti partiranno dalla stessa distanza.  Si chiede di accogliere le richieste avanzate dagli studenti, considerandole dei contribuiti positivi e non contestazioni da sessantottini. Si chiede una scuola pubblica, che torni veramente a essere a portata di tutti.

Dal canto suo Anna Ascani rassicura i ragazzi, confermando la posizione del PD in ambito culturale: nessun taglio e istruzione come emergenza numero uno. Nel frattempo, gli studenti continueranno a far valere le loro ragioni, riponendo speranza nel nuovo governo, nell’andamento delle prossime elezioni universitarie, ma soprattutto credendo ancora nel futuro.

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