PERUGIA - L'audizione con i referenti delle società che si occupano di raccolta e smaltimento dei rifiuti in Umbria, convocata dal Comitato di vigilanza e controllo del Consiglio regionale si è svolta questa mattina a Palazzo Cesaroni. Al centro dell'incontro convocato dal presidente Maria Rosi c'era lo stato di attuazione del Piano regionale dei rifiuti. E su questo argomento, oltre ai numeri e alle percentuali della raccolta differenziata, sono emerse alcune criticità relative alla tenuta futura del sistema: la capacità residua delle discariche si attesterebbe sui 5 anni, non sarebbe ancora stato individuato il sistema per una reale chiusura del ciclo (dato che ad oggi il 50 per cento dei rifiuti viene conferito in discarica), non verrebbero rispettate (in tutto il Paese) le normative europee che impongono di “valorizzare” i rifiuti con un determinato valore calorifico, non sarebbe ancora stato previsto l'adeguamento degli impianti di selezioni dei rifiuti ai parametri di produzione del combustibile solido secondario.

 

Il Comitato tornerà a riunirsi giovedì 9 maggio, per una audizione con l'assessore Stefano Vinti e con il presidente dell'Ater. Nella settimana successiva sarà la volta delle associazione dei consumatori e degli utenti, a conclusione degli incontri sul Piano rifiuti.

 

GLI INTERVENTI.

GRAZIANO ANTONIELLI (Gesenu): “Sono state chiuse alcune discariche nell'Ati 2, come Pietramelina, dove non vengono più conferiti rifiuti. Ci sono stati recenti finanziamenti della Giunta regionale per realizzare un impianto per il biogas e uno per il trattamento dello spiazzamento stradale, entrambi di notevole importanza: uno permette di recuperare energia e l'altro di recuperare un ulteriore 5 per cento dei rifiuti, differenziandoli. Sulla raccolta porta a porta siamo oltre l'80 per cento. La raccolta differenziata è intorno al 58 per cento mentre su Perugia dovremmo arrivare al 65 per cento entro il 2013. Il destino della chiusura del ciclo dei rifiuti in Umbria è legato ad un quadro normativo non ben definito, tra normative europee e decreti nazionali di proroga”.

GIUSEPPE SASSAROLI (Sia): “La discarica di Pietramelina è in via di chiusura. Esiste la questione del collocamento in discarica del materiale che ha un determinato potere calorifero. C'è una normativa europea che stabilisce dei limiti, anche se la legge italiana ha stabilito una deroga attraverso un decreto legge che viene reiterato da anni. Ad oggi in Umbria tutti i rifiuti indifferenziati vengono trattati negli impianti di selezione, la frazione che ha un potere calorifico superiore a quello stabilito viene collocata in discarica ma in deroga alle norme. Se questo non avvenisse non sapremmo dove collocarlo”.

LUCIANO E MOIRA VIVENTI (GesCo): “Ci sono importanti impianti di recupero di carta e plastica che funzionano bene nell'Ati 1. È prevista la realizzazione di un grosso impianto nel comune di Gubbio che però renderebbe i trasporti dagli altri territori complessi e onerosi”.

GIORGIO CUSTODI (Sao, Gruppo Acea): “Ad Orvieto c'è una discarica per rifiuti non pericolosi e un impianto di trattamento. Abbiamo richiesto e ottenuto l'ampliamento della discarica e il revamping dell'impianto di trattamento, che prevede anche il recupero di energia dalla frazione organica. Abbiamo ottenuto per questo un finanziamento da parte della Regione. Da oltre un anno non svolgiamo più il servizio di raccolta diretta dei rifiuti. È in atto un ricorso per ottenere un secondo ampliamento della discarica, dato che la raccolta differenziata non si è sviluppata come previsto e non c'è ancora la termovalorizzazione, questo significa che gran parte dei rifiuti, un ampio volume, finisce in discarica. Confermo le preoccupazioni sul quadro normativo. La raccolta differenziata nell'Ati 4 è a bassi livelli e questo significa che i molti rifiuti conferiti hanno basso potere calorifico, però se dovesse migliorare la raccolta avremmo un aumento del potere calorifico dei materiali e quindi non potremmo più accettarli”.

SANDRO GEROMETTA, WALTER ROSSI (Vus): “Questo ambito è andato in crisi per la previsione di chiusura della discarica di S.Orsola senza che vi fosse una previsione impiantistica adeguata. In questo momento abbiamo un accordo con l'Ati 2 di Perugia che termina il 30 giugno. Il piano regionale dei rifiuti prevedeva già la non autosufficienza dell'Ati 3 ma serve un accordo regionale per lo smaltimento che esuli dall'accordo e dalla contrattazione tra singoli Ambiti”.

STEFANO TIRINZI (Asm Terni): “Il piano d'ambito dell'Ati 4 è stato redatto e a giorni verrà bandita la gara per la gestione dei servizi di raccolta differenziata e spazzamento. Siamo arrivati al 45 per cento di raccolta differenziata alla fine del 2012 ma il porta a porta copre solo il 10 percento della popolazione, quindi estendendo questo servizio potremmo raggiunge gli obiettivi previsti dal piano, anche se questo richiederebbe più personale che però non può essere assunto per i limiti previsti dalla legge nazionale. Un limite che dovrebbe cadere dopo la gara pubblica. Sugli impianti, i sindaci hanno scelto di non ricorrere più alla termovalorizzazione come chiusura del ciclo. Avremo due impianti di selezione e due biodigestori, con una ridondanza di impianti. La chiusura del ciclo avverrà nella discarica di Orvieto. Asm si è impegnata ad adeguare e sviluppare l'impianto di selezione per massimizzare il recupero di materia e recuperare energia, questo però richiede una scelta tra termovalorizzazione e produzione di combustibile solido secondario”.

MAURIZIO TONNETTI (Tecno Service Terni): “Operiamo su 24 Comuni del Ternano per la raccolta dei rifiuti urbani. Siamo in una fase in cui i Comuni, in attesa del nuovo piano d'ambito, hanno avuto un atteggiamento difforme da quanto previsto dagli obiettivi sulla raccolta porta a porta. Alcune Amministrazioni, più lungimiranti, l'hanno attivata arrivando vicini al 50 per cento. Aspettiamo il bando di gara per la selezione del gestore unico del bacino dell'Ati 4. Abbiamo proposto ad altre società di realizzare un impianto, nella area dell'ex Basell, per la valorizzazione delle materie plastiche che ora trovano impiego in impianti extra regionali. Un impianto che possa processare le 18mila tonnellate di plastica provenienti dalla raccolta differenziata regionale sfruttando il bacino della vecchia Basell, senza impatti ulteriori”.

CRISTIAN GORACCI E LUCA GIANNINI (Sogepu): “Ci sono ritardi per il piano d'ambito a causa di un ricorso. C'è poi il problema della dotazione impiantistica. Gli spazi disponibili nella discarica di Belladanza sono terminati, restano 16 mila tonnellate. Al momento vengono conferiti dunque solo rifiuti speciali. Dovremo procedere con il potenziamento della discarica. Città di Castello copre l'80 per cento della popolazione con la raccolta domiciliare”.

CARLO TAMBURI (Tsa): “Operiamo al Lago Trasimeno e a Corciano. Abbiamo ottimi risultati nella raccolta differenziata agevolata dalla presenza di piccoli Comuni, che arrivano anche al 70 per cento della raccolta differenziata. La discarica di Borgo Giglione, è diventata la discarica della provincia di Perugia (e non solo, dato che ci arrivano rifiuti da 3 Ati), anche se in via temporanea. Abbiamo ampliato la discarica per 900 mila metri cubi con problematiche legate alla viabilità. Stiamo attuando delle sperimentazioni sulla bio stabilizzazione e sulla captazione di biogas. La Gest è titolare di un diritto di superficie su Borgo Giglione e per questo paga 300mila euro l'anno al Comune di Magione, proprietario della discarica. Il 'disagio ambientale' viene riscosso dal gestore e pagato ai Comuni che ospitano la discarica o sono confinanti: 5 euro a tonnellata circa”.

In seguito agli interventi dei consiglieri Monni, Smacchi e Buconi, dalle repliche dei relatori, è infine emerso che “il rifiuto urbano, dopo il trattamento diventa rifiuto speciale e deve trovare smaltimento nella regione o nell'ambito. Se però diventa un materiale, come il css, può essere portato fuori regione. Sul potere calorifico, esiste una questione da diversi anni ed è un problema nazionale: la frazione secca combustibile è il 50 per cento del rifiuto e il suo potere calorifico supera la soglia prevista dalle norme europee e non potrebbe dunque essere smaltita nelle discariche, che pure vanno ad esaurimento accelerato (dato che in assenza di altra chiusura del ciclo ci va il 40 per cento dei rifiuti). Se le istituzioni europee pretendessero il rispetto della normativa sul potere calorifico saremmo obbligati a trovare un altro modo per smaltire la frazione secca. Servono alcuni milioni di euro (quindi cifre più basse rispetto alla termovalorizzazione) per adeguare gli impianti di selezione alla produzione di combustibile solido secondario ma servono poi fondi per trasportarlo e poi deve essere pagato l'impianto che lo smaltisce. Non è ancora certo l'ultimo utilizzo che si puó fare del css e dove può essere portato. La volumetria residua delle discariche dovrebbe preoccupare perché per ampliarle servono anni e delle 6 esistenti 3 stanno chiudendo. I ritmi di conferimento sono elevati e quindi andrebbero pianificati per tempo eventuali ampliamenti”.

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