È un fatto che su molte ‘ricette’ per la ripresa dell’economia, e quindi dell’occupazione, nel nostro paese siano d’accordo due soggetti in passato spesso lontani fra loro: Cgil e Legambiente. Una condivisione di analisi e proposte che nasce dalla comune consapevolezza che non è più sostenibile il modello basato su crescita illimitata e uso indiscriminato delle risorse naturali ed espulsione di tanti lavoratori dai loro luoghi di lavoro e negazione dei loro diritti. Un confronto, quello CGIL-Legambiente, iniziato già nel febbraio 2009 col documento Legambiente-Cgil “Contro la crisi: per combattere la recessione creare lavoro vincere la sfida climatica” che avanzava proposte immediatamente praticabili per combattere la recessione.

 

Un confronto poi continuato attorno ai cosiddetti green jobs, i lavori verdi che portano allo sviluppo di nuove professionalità: installatori di pannelli fotovoltaici, esperti e lavoratori nel campo dell’ efficienza energetica e delle altre energie rinnovabili, del trasporto sostenibile e della gestione dei rifiuti, del settore dell’agricoltura biologica e di Parchi e Aree protette.

Poi ci sono quei lavori verdi che sono i tanti lavori tradizionali – elettricisti, ingegneri, architetti – che si stanno rapidamente convertendo puntando alla sostenibilità ambientale e capaci di stimolare altre conversioni indirette, come ad esempio quella che potrebbe avere il siderurgico, a Terni come a Taranto, se producesse di più per il ferroviario o l’eolico e che speriamo sia la conversione che qualcuno riesca ad immaginare per l’Acciaieria di Terni, una delle “capitali” dello sciopero.

 

Un confronto quello tra CGIL e Legambiente, che dal 2009 non si è mai interrotto e che ha portato, da ultimo, lo scorso ottobre, al rapporto congiunto, Fillea-Cgil e Legambiente, “Costruire il futuro” per promuovere innovazione e sostenibilità nel settore edilizio; un nuovo modello edilizio che introduce criteri innovativi, energetici e ambientali capaci di ridurre consumi e bollette delle famiglie e mettere in sicurezza il patrimonio edilizio pubblico e privato dal rischio sismico ed idrogeologico e di creare tanti nuovi posti di lavoro, qualificati e duraturi.

Ed infine, un altro settore, tragicamente alla ribalta in queste ore, la sistemazione e la manutenzione diffusa del territorio, per prevenire frane e alluvioni o per bonificarlo dai veleni.

 

Queste sono alcune delle tante ragioni e speranze che portano il 14 novembre in piazza a fianco del mondo del lavoro i soci ed i simpatizzanti di Legambiente, in Umbria come altrove.

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